Tu sei qui: ChiesaScala abbraccia Don Peppino Imperato: stasera Santa Messa in Duomo
Inserito da (redazionelda), domenica 25 luglio 2021 10:33:00
Questa sera la comunità parrochiale di Scala abbraccia il parroco emerito, Mons. Giuseppe Imperato,che per oltre un quarto di secolo ha svolto con zelo l'attività pastorale nella città cara a Sant'Alfonso Maria de' Liguori. Alle 19.00, nel Duomo di San Lorenzo, Don Peppino celebrerà una Santa Messa Solenne, per celebrare il traguardo dei suoi 90 anni. La serata si concluderà con un momento conviviale in piazza municipio nel rispetto delle normative anticovid.
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Il 28 maggio del 1968 il Re si presentò nudo. Ecce homo! A mani nude. E come poteva Mons. Giuseppe Imperato affrontare un compito così gravoso che gli incombeva sulle spalle, anche se pur larghe? "Fiat voluntas tua: servire il Padre e fidare nella divina Provvidenza".
Tutta la forza morale e spirituale del novello Parroco di Scala è da ricercare in questo armamentario, oltrechè nelle sue riconosciute capacità organizzative e nella sua vasta cultura. E i soldati? Gli operai della vigna erano pochi. Indifferenza, disincanto, accettazione passiva, una presenza alla prima celebrazione nel Duomo di San Lorenzo dettata dall'ubbidienza ad un decreto di nomina fatta dall'Ordinario della Diocesi di Amalfi. Occorreva subito rimboccarsi le maniche. Il lavoro era duro e pieno di difficoltà. Il Concilio Vaticano II era la stella polare cui guardava la nuova Chiesa, non quella fisica, costituita dall'edificio, sia pur monumentale e trabocchevole di arte, ma la centralità doveva essere il popolo di Dio.
Altri problemi arrivavano dalla società civile percorsa dal maggio del 68 francese, dalla contestazione giovanile che investiva anche la Chiesa. Si doveva essere all'altezza. Era una scommessa, una sfida ai tempi nuovi. Non occorreva aspettare il compimento del 90° compleanno di don Peppino, come chiamato familiarmente da noi parrocchiani, per affermare che quella scommessa fu egregiamente affrontata e pure vinta. Però non mancarono un ferreo coraggio, una ferma volontà, una fede coerente e limpida ed un impegno costante e faticoso.
Il 1968 rappresentò per gli scalesi l'inizio di una svolta decisiva nella vita spirituale, religiosa e sociale della comunità. A fronte delle difficoltà superate, oggi la sua opera acquista ancora di più una più vasta eco e dimensione. La scuola, la formazione e la cultura furono innanzi tutto gli obiettivi del suo lavoro. Liberare l'uomo da ogni sorte di schiavitù, morale, sociale ed economica per poi aprirgli nuovi orizzonti di vita evangelica. Questi principi, tratti da don Milani, furono la costante del suo lavoro di apostolato. Non credo, in questa sede, sia opportuno fare un' elencazione delle testimonianze lasciate in ogni settore della vita religiosa, sociale, civile che hanno vivificato ed arricchito la comunità parrocchiale scalese a partire dalla valorizzazione delle energie giovanili date ad esse nuovi orizzonti da perseguire, dalla consapevolezza e salvaguardia del patrimonio storico e artistico della città, dal recupero della memoria storica culturale e religiosa, dalla indicazione di prospettive di crescita della città di Scala, che nel suo servizio pastorale ha reso migliore ed onorato.
Voglio ricordare che ancora oggi Mons. Imperato, nel fausto giorno del 90° compleanno, onora la storia religiosa e civile di Scala con la pubblicazione di un prezioso volume, edito dalla Pro Loco Scala, dal titolo "Gaetano Pansa e Sant'Alfonso Maria de' Liguori - Encomiabile esempio di dedizione e di amore per la storia, la cultura e la gloria di Scala", verso cui si è prodigato da pastore con tanto zelo per oltre un ventennio e verso cui non smette di spronarci. Esprimiamo al caro don Peppino la nostra sincera gratitudine e l'apprezzamento più vivo, perché il suo lavoro da studioso prosegue ancora per Scala con altra imminente pubblicazione sulla vita di un grande scalese Mons. Cesario d'Amato. Non resta che auguragli di cuore lunga vita, che Iddio ce lo conservi a lungo!
Un giovane che allora credette.
Ricciotti Francesco Mansi
Fonte: Il Vescovado
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