Tu sei qui: CronacaA Cava la casa chiusa dell'arte
Inserito da (Redazione), mercoledì 19 giugno 2019 12:42:15
di Patrizia Reso
Non ero mai stata in una casa chiusa... Devo dire che la regia di Geltrude Barba ha saputo ben rendere l'ambiente e che lo spazio teatrale della Corte Rinascimentale di Casa Apicella ben si è prestata a ricrearne l'atmosfera. Luci rosse diffuse in tutti gli ambienti, locali scarni, oltre venti attori, in abiti lascivi, lussuriosi, sensuali che si contendevano i clienti dapprima nel cortile, quindi all'uscita delle stanze...
E' andata in scena "La casa chiusa dell'arte", testo e regia di Geltrude Barba e l'abilità nonché l'arte recitativa degli allievi del laboratorio "Teatro Luca Barba". Spettacolo che ha coinvolto direttamente il pubblico che, con i dollarini ricevuti al botteghino, hanno contrattato e acquistato le loro pillole di piacere. Tutto impostato sul doppio senso che possono suscitare parole e ambiente, nonché personaggi, è stata restituita dignità all'arte teatrale, alla cultura, attraverso una provocazione, quella del mestiere più antico del mondo, la prostituzione.
Ogni spettatore ha potuto acquistare la sua prestazione, dalla casalinga sensuale all'insegnante, all'indeciso, al cibernauta...
A cosa serve l'arte? A niente! A cosa serve la cultura? A niente! A cosa serve l'attore? A niente! E così di seguito il Tagliatore, interpretato da Giuseppe Cardamone, che in questa società proiettata agli estremi del pragmatismo e dell'utilitarismo, sfrenati come la lussuria artefatta delle case chiuse, ha il compito di tagliare appunto tutto ciò che è considerato inutile,non redditizio; se non taglia fa il magnaccia, lo sfruttatore delle pillole di piacere elargite. Le prestazioni che si sono susseguite, le ‘pillole di piacere teatrale' sono monologhi classici o contemporanei della durata di 10/15 minuti circa e hanno luogo nelle varie stanze allestite. Un via vai di personaggi che si fondono tra loro, clienti/spettatori e attori/prostituti hanno animato lo corte rinascimentale. Pillole di piacere che parlano dei nostri limiti, delle nostre paure, ma anche del grande amore che serbiamo all'interno e al quale diamo poco spazio. Una pillola in vernacolo ci è stata offerta dall'amica/collega Angela Vitaliano, che ha interpretato in modo superbo l'opera prima di Annibale Ruccello, commediografo precocemente scomparso, il Rione, impersonando la sposa che sogna di cambiare la sua condizione attraverso il matrimonio. Stratificazioni sociali , ritratti umani, aspetti caleidoscopici di una vita che si consuma, spesso nell'inconsapevolezza di esserci, si alternavano nelle voluttuose stanze. Non hai l'opportunità di poter apprezzare tutte le interpretazioni, poiché sei travolto dalle contrattazioni e mi spiace tanto non aver goduto di tutte. Sicuramente meritevoli come quelle cui ho assistito. Un ringraziamento a tutti gli attori/prostituti che meriterebbero di essere almeno menzionati, ma non possiamo tediare il lettore con elenchi di nomi.
Lo spettacolo è andato in scena col fine nobile di beneficiare due associazioni onlus, Golfini Rossi, che da anni opera in Tanzania con interventi sociosanitari, culturali e strutturali, e Oasi, che sostiene bambini e genitori durante i ricoveri ospedalieri, assistenza morale ma anche economica per le famiglie meno abbienti che sono costrette ai viaggi della speranza.
Fonte: Il Portico
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