Nel salone della Curia arcivescovile, in piazza Duomo, domani sera si riunirà, alla presenza di S.E. Monsignor Orazio Soricelli (nella foto), la grande famiglia degli animatori e benefattori della Caritas diocesana, per un momento di preghiera e fraternità. Sarà anche l'occasione per presentare un nuovo progetto della Caritas diocesana dell'Arcidiocesi Amalfi-Cava de' Tirreni: "Adozione a distanza. Progetto Dharmapuri". Un progetto per la raccolta di contributi con cui sfamare 217 bambini ciechi, muti e spastici, abbandonati ed accolti da padre Louis Rayen a Dharmapuri (villaggio dell'India), e con cui costruire un centro per il loro recupero psico-fisico. Il direttore della locale Caritas diocesana, il dott. Rosario Pellegrino, rimarca a tale proposito: «L'infanzia è l'età dei sogni. Per questi bambini, invece, la vita è dura sin dalla nascita. Non hanno scarpe né acqua potabile; sono esposti a rischi e disagi insostenibili, perché abbandonati, in quanto portatori di handicap. Sembrerà incredibile, ma bastano le briciole del nostro benessere per dare loro un futuro». Sono bambini abbandonati dagli stessi genitori. Soltanto la pietà cristiana di padre Louis Rayen ha consentito loro di avere una speranza per il futuro. Senza l'aiuto di tutti noi, comunque, anche questa speranza potrebbe venir meno. Da qui l'impegno dell'Arcidiocesi Amalfi-Cava e l'invito del suo Pastore a rispondere concretamente a questo progetto di adozione a distanza ed a dare almeno un'offerta, anche minima, per la costruzione del centro. Basti ricordare che il pasto mensile di un bambino disabile, così come un mattone per la costruzione del centro di accoglienza, costano 10mila euro, mentre un'adozione a distanza annuale costa solo 260 euro. Per ogni ulteriore informazione, ci si può rivolgere alla Caritas diocesana, con sede a Piazza Duomo (tel. 089 466030). Ricordiamo che si può inviare la propria offerta tramite il conto corrente postale numero 19060847. E' Natale per tutti e privarsi di un dolce a favore di questi ragazzi, se per noi non rappresenta di certo un grande sacrificio, per loro, invece, è un gesto che può dare la vita.