Tu sei qui: CronacaAtrani, morte chef Carmine Abate: «Responsabilità di Autorità bacino, Anas, ristorante e proprietario costone»
Inserito da (ilvescovado), venerdì 27 gennaio 2017 22:32:25
I periti Russo e Ferrara del pubblico ministero Paternoster dovranno nuovamente presentarsi in aula il prossimo 6 febbraio per spiegare quelle che potrebbero essere le responsabilità di tutte le parti coinvolte nel crollo del costone roccioso di Atrani che, il 2 gennaio del 2010, causò la morte di Carmine Abate, chef del ristorante Zaccaria.
I due tecnici hanno lasciato intendere che ci sono forti responsabilità sia da parte dell'Autorità di bacino che dell'Anas per quanto riguarda le «autorizzazioni» concesse per la realizzazione della struttura avendo, e il riferimento è stato in particolare all'Autorità di bacino, mal calcolato la pericolosità della zona.
Un'area dove la vegetazione non è molto vigorosa, particolarmente pendente e con scarsa consistenza rocciosa. Ma ci sarebbero responsabilità anche da parte dei privati: il proprietario del ristorante, per alcuni locali che sarebbero stati abusivi e del proprietario di una parte del costone roccioso che non era stato messo in sicurezza. Ma le difese e la parte civile intendono vederci chiaro e capire bene come stanno le cose.
In quel periodo, hanno poi dichiarato i periti, a rendere ancora più complicata la situazione sono state le piogge: nei trenta giorni precedenti il crollo aveva piovuto per ventidue giorni. Sono dieci le persone a processo. Gli imputati sono accusati di condotte omissive per non aver messo in atto azioni che evitassero la frana del costone. Sotto accusa quel piano che molti anni prima della tragedia del 2 gennaio del 2010 fu appaltato dal consorzio di bacino e che avrebbe dovuto prevenire il rischio frane in quella zona.
I titolari del ristorante, invece, sono responsabili della morte dello chef, secondo la Procura, in quanto, nonostante le avvisaglie per la caduta di materiale dall'alto, «non misero in atto delle azioni o non avrebbero sollecitato opere di messa in sicurezza che avrebbero potuto evitare la morte del cuoco che quella mattina fu travolto da 8 metri cubi di materiale lapideo».
Fonte: Il Mattino
Fonte: Il Vescovado
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