Atteso in queste ore il provvedimento dei giudici del Riesame, chiamati a decidere se concedere gli arresti domiciliari a Guglielmo Mandiello, 22 anni, e Vincenzo Carbone, 18 anni, acciuffati la notte tra il 30 ed il 31 gennaio mentre piazzavano un pacco bomba davanti all'Agenzia Infortunistica Della Brenda, in Corso Mazzini, e secondo gli inquirenti legati agli altri due giovani, Daniele Tortora e Simone Vaticane, arrestati per i tre attentati dinamitardi messi a segno in città tra il 4 e l'11 luglio scorso.

Ieri mattina la discussione in aula: nel corso delle due udienze separate, i legali dei due giovani hanno presentato le loro eccezioni e le loro conseguenti richieste. È toccato prima ad Enrico Bisogno, difensore di Carbone, che ha chiesto l'annullamento dall'impianto accusatorio dell'aggravante dell'agire con tipico fare camorristico, per ottenere la scarcerazione o quanto meno una misura preventiva intermedia, come gli arresti domiciliari. Come spiegato dallo stesso legale, l'aggravante esclude misure cautelari intermedie (quali appunto gli arresti domiciliari) e rende possibile l'eventuale conferma della misura cautelare in carcere o la scarcerazione.

Articolato il ricorso presentato dall'avv. Anna Lisa Buonadonna (legale di Mandiello, nella cui abitazione è stato ritrovato dagli agenti della Squadra Mobile un altro ordigno), che ha chiesto l'annullamento, visto il vizio di competenza territoriale, perché a procedere sarebbe stato il giudice di Nocera, nonostante l'ordigno fosse stato piazzato (e poi esploso) su territorio cavese. Ed ancora, derubricazione del capo di accusa da detenzione e porto d'armi per scopo estorsivo al semplice porto d'armi, cancellando dunque l'accusa di estorsione. Ed infine, l'annullamento della misura cautelare in carcere e la richiesta degli arresti domiciliari.