Tu sei qui: CronacaCava de’ Tirreni, affetto da paraparesi spastica lancia appello all'ASL: «Rischio di non deambulare più»
Inserito da (Redazione), venerdì 28 aprile 2017 10:34:04
di Adriano Rescigno
Antonio Apicella, noto ai residenti della vallata come Tony Biancoblù, personaggio simbolo dell'attaccamento al territorio, da sempre con il suo Apecar dai colori della Cavese gira per la vallata, essendo insieme ai sue due tutori l'unico strumento a dare possibilità di spostamento. Da trentaquattro anni, ovvero sin dalla nascita, Tony, come preferisce essere chiamato, è affetto da paraparesi spastica infantile che colpisce gli arti inferiori. Ma non potendo più andare avanti con semplici cure palliative, lancia un appello all'Asl: «Ho bisogno della mia vera terapia, in questo modo non posso vivere. La situazione degenera ogni giorno di più, la rigidità degli arti si fa ogni giorno più seria in quanto i trattamenti assegnati mi sono inutili. Se si continua così tutti i sacrifici di questi anni saranno vani mettendo a rischio seriamente le mie precarie possibilità motorie».
E poi: «L'inizio di questi ulteriori disagi risale a due anni fa, nel 2015, quando ho dovuto interrompere la terapia idonea che l'Asl mi prescriveva affinché trovassi agevolazione nei movimenti».
Infatti, come lo stesso Tony spiega: «Nel gennaio di quest'anno il distretto sanitario 63 Cava de' Tirreni-Costa d'Amalfi mi ha prescritto una serie di esercizi con attrezzi, nei registri terapia numero 37, che non mi procura alcun tipo di beneficio essendo inadatta al tipo di patologia che mi affligge. L'assegnazione di questa nuova terapia è dettata da mancanza di fondi e quindi, con grandi disagi fisici, dal 2015 non usufruisco più del trattamento previsto dalla legge numero 289 dell'undici ottobre 1990, che prevedeva due sedute a settimana da 45 minuti l'una di idromassaggio ed altre due sedute di altrettanti 45 minuti di fisiokinesiterapia con la mobilizzazione dei quattro arti ed altre tipologie di esercizi durante il corso della settimana. È solo una questione di soldi mancanti che l'azienda sanitaria locale non può devolvere alle mie terapie e per darmi una sorta contentino mi ha assegnato una semplice cura palliativa inadatta».
Fonte: Il Portico
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