Tu sei qui: CronacaEpatice C, maglia nera per la Campania
Inserito da Massimiliano Conforti, Delegato Regione Campania Comitato EpaC (admin), giovedì 14 ottobre 2004 00:00:00
Il Comitato EpaC, associazione onlus no-profit, si impegna da anni nell'informare la gente sul virus dell'epatite C. Nata dalla volontà di due persone, ad oggi l'associazione, presieduta da Ivan Gardini, conta più di 21mila iscritti alla newsletter mensile. Con il supporto di noti medici e con l'aiuto di altri collaboratori in tutta Italia, le sue attività spaziano dall'informazione nelle scuole a quella nelle comunità, dalla presenza costante ai convegni all'informazione tramite depliant informativi in molte strutture sanitarie, dagli spot in tv agli spot radiofonici, dal supporto psicologico (tramite una mailing list) per i pazienti in terapia all'informazione scientifica recapitata via e-mail agli associati e centinaia di medici, dalla realizzazione di due libri alla realizzazione di una cassetta VHS con le interviste agli specialisti.
L'epatite C è asintomatica. E' stata identificata per la prima volta nel 1989. Nel 1990 è stato reso disponibile il primo test per identificare nel sangue gli anticorpi indotti dal virus che provoca l'epatite di tipo "C", che interessa nel mondo circa 200 milioni di persone, mentre in Italia gli anticorpi anti-HCV sono presenti nel 3,2% della popolazione generale, corrispondente a circa 1.800.000 persone infette.
La patologia da HCV cronicizza in oltre il 70% dei casi e dal 20% al 40% dei pazienti vanno incontro nel tempo a cirrosi epatica: cifre da cui si evince l'entità del problema, ulteriormente aggravato dalla possibile evoluzione della cirrosi in epatocarcinoma (tumore del fegato). In Campania l'incidenza dell'epatite C sale vertiginosamente, fino ad una media della popolazione tra il 12% ed il 16%. Le nuove infezioni sono attualmente diminuite, ma nell'ipotesi più ottimistica ogni anno si verificano circa 1.000 nuovi casi di epatite da virus C.
Rientrano nelle categorie a rischio: chi ha ricevuto trasfusioni di sangue o emoderivati prima del 1990 (la siringa di vetro usata fino ai primi anni '80); chi si è sottoposto a tatuaggi o body piercing; chi si è punto con siringhe infette; emofiliaci; dializzati; chi ha fatto o fa uso di droghe per via endovenosa; gli operatori sanitari che sono a contatto con persone a rischio. Il contagio attraverso rapporti sessuali è raro e può aver luogo solo in presenza di contatto ematico.
Al momento, non esiste vaccino per il virus dell'epatite C, ma solo per l'epatite B. Infatti, le due malattie vengono spesso confuse. Attualmente, la terapia si concentra su due farmaci: l'interferone peghilato, somministrato settimanalmente, e la ribavirina.
Chi si riconosce nelle categorie a rischio citate può chiedere di effettuare il Marker (anticorpi anti-HCV), che può essere prescritto dal medico di base, ricordando che avere le transaminasi nella norma non esclude la presenza del virus dell'epatite C. Solo il test può togliere ogni dubbio.
Per maggiori informazioni sulla patologia, sui centri di cura e sui diritti del malato di epatite C:
www.epac.it
www.fegato.info
www.indennizzolegge210.it.
Fonte: Il Portico
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