Nessun motivo calcistico. Esclusa la "faida" campanilistica tra cavesi e salernitani. Di questo sono certi gli agenti diretti dal vicequestore Pietro Caserta che stanno conducendo l'indagini sul ferimento di Enrico Memoli - il 34enne venditore di fiori nella zona del Cimitero a Cava originario di Pregiato padre di due figli - raggiunto da un colpo di arma da fuoco al ginocchio sinistro nella notte tra sabato e domenica.

Le dichiarazioni rilasciate dal 34enne (ha affermato di essere stato colpito a Salerno) non convincono gli investigatori. In queste ore la polizia sta scavando nella storia del giovane ferito. Un particolare non può sfuggire agli occhi degli inquirenti: il fratello minore di Enrico, Daniele, fu vittima di un episodio analogo nell'estate del 2003. Daniele era a bordo della sua moto nella centralissima piazza De Marinis quando fu raggiunto da tre colpi di pistola al gluteo, alla coscia e alla schiena. L'attentato rimase senza un colpevole con il giovane che indirizzava le indagini sulla pista passionale.

Oggi la famiglia di Memoli è chiusa nel silenzio. Non vuole parlare. A parlare in sua difesa è l'avvocato, che solo mercoledì tornerà a Salerno per un primo colloquio in ospedale: «Il mio assistito non è pregiudicato. Non ha nessun pendente a suo carico, solo un precedente per rissa (anche se non risulta indagato) - precisa l'avvocato De Concilio - È un onesto lavoratore, padre di famiglia». Quanto all'episodio dell'altra notte l'avvocato può solo accennare una ricostruzione in attesa di parlare con Memoli: «Al momento non posso essere precisa. Posso solo dire che il mio assistito mi ha raccontato di aver visto vicino alla sua auto degli uomini che stavano "armeggiando". Non ha fatto in tempo a disattivare l'allarme ed è stato raggiunto dal colpo di pistola». Un tentativo di furto non andato in porto dunque, questa la versione di Memoli che nelle prossime ore potrebbe svelare altri particolari.