Tu sei qui: CronacaIl sindaco a pranzo con i poveri
Inserito da (admin), venerdì 6 aprile 2007 00:00:00
Nel giorno dell'istituzione dell'Eucaristia, della solidarietà e della fraternità, il sindaco Luigi Gravagnuolo, con la moglie Carmela Colucci, su invito dei padri francescani, siede al tavolo della mensa di San Francesco e divide il pasto con oltre 50 barboni. «Un'esperienza forte, che rafforza in me il progetto che Cava dovrà recuperare sempre più solidarietà, fraternità, rispetto della persona, se vogliamo realizzare la città della qualità. Abbiamo respirato nel refettorio un'atmosfera di serenità, l'altro non ci era estraneo, anzi ne avvertivamo la presenza con forza», ha affermato il sindaco.
I barboni inizialmente sono apparsi intimiditi, poi si sono sciolti ed hanno respirato aria di famiglia, arricchita dal sorriso delle numerose signore che si sono offerte di servire a tavola. «Oggi festeggiamo il giorno dell'amore, che il cuore di ognuno di noi si apra all'altro», ha dichiarato padre Fedele, che, unitamente ai padri Agnello, Basile e Gigino, quotidianamente è al fianco della sofferenza. Un'ulteriore risposta concreta all'emarginazione, al bisogno di tanti, è venuta dall'iniziativa di padre Gigino Petrone di dare il via alla costruzione della casa di prima accoglienza: «Obbediamo all'invito fatto 8 secoli fa dal Cristo di S. Damiano: va', ripara la mia Chiesa, ricostruisci vite umane, restituisci dignità al fratello disagiato».
Un atto di amore reso possibile dalla disponibilità di tanti. Fra' Gigino accarezzava l'idea da tempo. Ne ha parlato con il sindaco Gravagnuolo, si sono intesi subito ed oggi la casa sta per diventare realtà, grazie anche all'impegno del geometra Fernando Cretella, che ha tradotto in disegni e grafici il progetto del frate. «Già nel programma elettorale avevo sottolineato la necessità di offrire una risposta alla richiesta di solidarietà - assicura il primo cittadino - Studieremo con padre Gigino tempi e modi per un'azione sinergica». «L'amore del frate francescano sconfigge manganelli e tracotanza», aggiunge Antonio Armenante.
La casa costruita su tre livelli: a piano terra sala di accoglienza e piccolo ambulatorio, al primo piano docce, bagni, sala spogliatoio-guardaroba, nel piano sottotetto il dormitorio. Ancora una volta l'iniziativa è affidata al contributo dei fedeli ed alla capacità organizzativa dei frati francescani. La casa è anche un'integrazione interculturale, un concreto tentativo di dialogo tra fedi diverse, per costruire una società multietnica, reale e duratura. «La città - conclude il geometra Cretella - parteciperà alla vita ed alle attività dell'opera pia, perché la riconoscerà parte integrante del proprio tessuto sociale».
Fonte: Il Portico
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