Tu sei qui: CronacaL'ultimo saluto a "Chechevone"
Inserito da La Redazione (admin), venerdì 11 gennaio 2013 00:00:00
Sciarpe, striscioni, cori. Che fosse un ragazzo solare e ben voluto da tutti lo si sapeva, ma i tanti messaggi di stima ed il calore che la comunità cavese e soprattutto la tifoseria storica blufoncè, quella che per tanti anni lo ha visto protagonista, specie ai tempi d’oro della B, ha confermato che a lasciare questa terra, come ormai sempre più spesso accade, è stata una persona speciale, una persona sincera. Una di quelle sempre pronte a darti la risposta giusta ad ogni interrogativo.
Ma in fondo sono proprio tali persone quelle che non riescono a dare una risposta certa ai propri dubbi, alle incertezze che attanagliano la propria esistenza. Proprio come è capitato a Salvatore Mazzotta, il 45enne geometra cavese che non ha retto più alle tante preoccupazioni sul futuro e sul lavoro. Ieri pomeriggio, giovedì 10 gennaio, al cimitero, dove si è svolto l’ultimo saluto all’indimenticabile “Chechevone”, accanto al suo feretro, completamente ricoperto di fiori, sciarpe e bandiere rigorosamente biancoblù (in passato era stato lui a fondare il gruppo ultrà “Wanderers”), c’era il fratello minore Marco, a cui era particolarmente legato.
Ma intorno a Salvatore si è stretta tutta la città metelliana, quella che alla notizia del volo di oltre 20 metri dalla finestra della propria abitazione, sita in Corso Principe Amedeo, si è subito catapultata nella speranza di essere smentita. Al di fuori della cappella del cimitero, che per motivi di spazio non è riuscita a contenere tutta la folla di persone, gli ultras della Curva Sud “Catello Mari” gli hanno dedicato un mega striscione. Tanti altri messaggi di cordoglio e di affetto nei suoi confronti sono arrivati anche dal mondo ultras extra-locale, finanche quello tradizionalmente ostile alla torcida blufoncè: dalla Salernitana alla Nocerina, dall’Avellino alla Juve Stabia.
D’altronde, in queste circostanze ogni rivalità si annienta. Come se ogni barriera, ogni contrapposizione non fosse mai esistita. Ed allora, perché non ripartire proprio da queste basi per cercare continuamente un dialogo proficuo? Non solo in senso sportivo, ma un dialogo con la vita in generale. Forse Salvatore, preso da mille vicende burocratiche, non ha avuto nemmeno modo di esternare le proprie preoccupazioni. Ma una maniera c’è ed è quella indicata da don Rosario Sessa durante la celebrazione dei funerali ai tanti giovani presenti nella Chiesa del cimitero. È la via della preghiera, lo “strumento per eccellenza” che ci apre il cuore e ci fa aprire alla vita, anche quella ultraterrena.
Fonte: Il Portico
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