Tu sei qui: CronacaMaiori, abusi ai lidi scoperti nel 2011: al via processo
Inserito da (redazionelda), mercoledì 15 febbraio 2017 10:24:47
È iniziato il 9 febbraio scorso, ma potrebbe chiudersi già il prossimo ottobre con una declaratoria di prescrizione, il processo ai titolari di sedici stabilimenti balneari e chioschi del comune di Maiori accusati di aver violato la normativa edilizia. Ad essere contestata è l'assenza della cosiddetta "via", la valutazione d'incidenza ambientale rimessa alle competenze della Regione e che secondo l'interpretazione normativa adottata dalla Procura è necessaria anche per le strutture stagionali. Ne risulta che un'area di sedicimila metri quadrati di demanio marittimo sarebbe stata occupata senza valide autorizzazione. Una fascia di litorale compresa tra il torrente Bonea e la foce del Regina Maior, inserita nel parco dei Monti Lattari e per questo dichiarata di interesse comunitario e sottoposto a vincolo paesaggistico e ambientale.
A darne notizia il quotidiano "La Città" di Salerno secondo cui nel mirino sono finiti i titolari dello stabilimento dell'hotel Due Torri, dei lidi Miramare, Nettuno, Edelvina, Sirena, Adriana, Oriente, Sole e Haway, del ristorante Delfino a Erchie, del complesso balneare "Colonia suore domenicane", del chiosco della "Sea star club" a Erchie e di quello ubicato in località Costa D'Angelo al termine del lungomare, del lido di località Collata gestito dalla cooperativa "Service 89", dell'associazione "Incremento turistico" che gestisce un tratto di arenile dedicato a bambini e disabili e infine il concessionario di una porzione di spiaggia pubblica a est dell'alveo del torrente Reginna.
Le contestazioni riguardano l'estate del 2010, perché negli anni successivi i gestori di stabilimenti e altre strutture hanno regolarizzato i permessi a costruire con l'acquisizione della valutazione ambientale. Anche per l'anno precedente le difese contestano però la sussistenza del reato. Secondo gli avvocati (nel collegio Gino Bove, Andrea Di Lieto e Gaspare Dalia) l'obbligatorietà della Via risulta controversa e sarebbe stata la stessa amministrazione comunale a non richiederla, traendo in inganno, senza volerlo, gli imprenditori balneari.
In ogni caso il processo incardinato dinanzi alla prima sezione può ritenersi su un binario morto, fatta forse eccezione per uno soltanto dei lidi finiti sotto inchiesta, che sfruttando non solo cabine amovibili ma anche una struttura fissa potrebbe ricadere
nella fattispecie del reato permanente che neutralizza il decorso del tempo. Per gli altri l'estinzione dei presunti reati pare scontata e il giudice Marilena Albarano potrebbe dichiararla già il prossimo ottobre, quando le parti torneranno in aula.
Fonte: Il Vescovado
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