Tu sei qui: CronacaManifesti, scattata la "guerra"
Inserito da (admin), venerdì 10 aprile 2015 00:00:00
A Cava de’ Tirreni è iniziata la battaglia dei mega manifesti che promuovono i candidati a sindaco per le prossime elezioni comunali del 31 maggio. A pochi giorni dal via all’affissione, la città è già tappezzata dalle immagini dei candidati che tentano di sintetizzare, con slogan e foto, il proprio programma elettorale.
Punta sulle azioni ed attività portate avanti nel corso degli ultimi 5 anni il sindaco uscente Marco Galdi. Il manifesto elettorale lo ritrae con la striscia tricolore mentre simula il taglio di un nastro - che rimanda alle tante inaugurazioni di nuove opere già effettuate o da fare in futuro - che si srotola tra le mani dei cittadini poste su quelle del sindaco, come ad indicare che le grandi opere sono la risultanza di uno sforzo collettivo. Ma il nastro rosso è anche la metafora del minimo comune denominatore che ha caratterizzato l’azione amministrativa e che si esplicita nel manifesto. Il sindaco uscente pone l’accento sulle opere concluse, che enumera sotto la voce “Fatto”, e su quelle da effettuare, che raggruppa sotto la voce “In corso o in appalto”. D’altronde, la strategia che seguirà Galdi nella sua campagna elettorale è da tempo nota. Il sindaco ha più volte ripetuto che il lavoro svolto parla da solo e che attende il giudizio degli elettori.
Diversa è la posizione di partenza degli altri candidati, che negli slogan sui manifesti puntano sugli elementi che caratterizzano il proprio programma, sulla propria autonomia (“status” che spesso deriva dall’appartenenza ad una lista civica) o sui propri ideali. Il candidato di “Città Democratica”, Stefano Cicalese, enfatizza la scelta di correre con una lista civica, sottolineando che l’intento è quello di avere “Una città senza padrini. Una città senza padroni”. Lo slogan si aggancia anche alla “classica” accusa mossa a Galdi nelle prime fasi della sua Amministrazione, che l’ex sindaco Luigi Gravagnuolo (tra i fondatori di “Città Democratica”) diceva legata indissolubilmente all’ex Presidente della Provincia, Edmondo Cirielli.
Sobrio il manifesto del candidato sindaco Pd, Vincenzo Servalli, che si identifica con elementi architettonici peculiari del territorio. Fa da sfondo al suo volto il disegno dei portici, accompagnato dalla scritta “Adesso scegli Cava”. Sulla sua forte identità cattolica punta, invece, il docente universitario Armando Lamberti, candidato con la civica “Per Cava”. Lo slogan da lui scelto è “Diamo un futuro alla speranza”. Lo stesso Lamberti ha spiegato la valenza della frase: «Sono una persona di fede: non potevo scegliere nessun altro slogan».
Il candidato a sindaco di FdI, Renato Aliberti, sintetizza nelle due parole “Sviluppo e territorio”, che campeggiano sul manifesto, il suo programma elettorale che punta sullo sviluppo economico del territorio. Il valore dell’impegno collettivo per una città più vivibile è, invece, enfatizzato dal candidato della civica “Città Unita”, Marco Senatore, che ha creato lo slogan “Insieme dalla parte dei Cavesi”, a cui fanno da sfondo due simboli architettonici della città.
Infine Matteo Monetta, che potrebbe presentarsi anche autonomamente con una propria lista civica denominata “Amiamo Cava” (allo stato attuale non ha ancora sciolto le riserve), si propone agli elettori con la domanda che capeggia sul manifesto: “Io la amo e tu?”. Sono fuori dalla guerra dei manifesti, almeno per ora, il Movimento 5 Stelle con Gianluca Santoro, il Partito Comunista con Michele Mazzeo e la civica “Se non ora quando?” con Cettina Capuano. Quest’ultima ha spiegato: «Farò affiggere pochissimi manifesti: io sono un’ambientalista e non ho voglia di sporcare la città».
Va sottolineato, infine, che gran parte della propaganda elettorale cammina sui social, facebook in primo luogo. Si tratta di una campagna elettorale molto diversa, non soltanto perché completamente gratuita. In realtà a mutare è la natura del messaggio. Ma questo alla fine è tutto un altro discorso dal punto di vista comunicativo.
Alfonsina Caputano
Fonte: Il Portico
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