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"Non siamo teppisti, è stata una trappola"

Inserito da (admin), martedì 5 febbraio 2008 00:00:00

Accuse di pestaggi e maltrattamenti brutali, giovani ultras, tra cui anche donne, trattati come bestiame. E quel che è peggio, una ricostruzione dei fatti del tutto diversa da quella che ha portato in carcere 8 tifosi della Cavese (oltre ai 5 denunciati). «È stata una vera e propria trappola. Non è vero che gli scontri sono scoppiati perché gli ultrà della Cavese volevano entrare allo stadio senza pagare il biglietto - raccontano alcuni tifosi della Cavese di ritorno da Verona - I fatti sono andati diversamente. Alcuni tifosi della Cavese (non più di 5) avevano il biglietto nominativo, ma non avevano con loro la carta di identità. Ai cancelli la Polizia non voleva farli entrare. Hanno acceso così la miccia. In pratica, pretendevano che quelli sprovvisti di documento, dopo aver fatto tanti chilometri, tornassero a casa senza vedere la partita».

Una banale dimenticanza avrebbe, dunque, scatenato il putiferio. «Hanno detto che i tifosi hanno usato spray urticante: niente di più falso. Non è vero che hanno picchiato i poliziotti, non è vero che hanno distrutto i bagni. Siamo stati continuamente offesi e provocati. Ci hanno chiamato terroni, immondizia per l'emergenza a Napoli. Ci hanno tolto le sciarpe e le hanno bersagliate con i loro sputi». La lunga notte sarebbe poi proseguita al carcere per 8 tifosi, mentre gli altri 5 sono rimasti in caserma.

«Non ho dormito per tutta la notte - spiega la signora Elvira D'Amore, ultras e madre di un giovane tifoso (non coinvolto nei tafferugli), più volte in prima linea in una battaglia contro la violenza ed a tutela del popolo ultras - Al telefono i ragazzi mi hanno raccontato dei maltrattamenti che hanno subito. Sono stati picchiati come animali con i manganelli. Hanno ferite al volto ed agli occhi. Anche dopo la partita, quando dovevano raggiungere il pullman, sono stati trattati come bestiame. Sono stati offesi solo perché meridionali. Mi chiedo il perché di tutto questo».

I ragazzi erano arrivati a Verona dal mattino ed in città tutto sarebbe filato liscio. «Nessuno di noi vuole la violenza - continua la signora D'Amore - anzi chi sbaglia deve pagare, ma anche la Polizia e le autorità devono rispettare le regole e la legge. Non è giusto che i tifosi vengano maltrattati e trattati come bestie. Il popolo ultras non vuole la violenza, se ci sono responsabilità devono ricadere in quei pochi scalmanati infiltrati nella Curva. Io, come altre mamme, siamo pronte a scendere in piazza. Chiediamo alle autorità, al Commissariato di Cava ed al sindaco di tutelare l'immagine dei tifosi e di Cava. Chiediamo al primo cittadino un incontro per evitare un'altra domenica come quella trascorsa».

Fonte: Il Portico

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