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Rifiuti speciali, coinvolte una decina di ditte

Inserito da (admin), venerdì 23 dicembre 2005 00:00:00

Un gigantesco traffico di rifiuti verso la Cina. Ditte cavesi denunciate. Smentite degli interessati, ma una prova schiacciante secondo gli inquirenti: camion container in partenza dalla zona industriale, destinazione Puglia. C'è un filo invisibile che lega Cava a Taranto. Un nesso che unisce le indagini su un traffico internazionale nel quale sarebbero coinvolti anche imprenditori cavesi. In queste ore sono saltati fuori i retroscena dell'inchiesta ed i nomi delle ditte denunciate. Nell'elenco figura la ditta François di Alfonso ed Antonio Senatore in via Gaudio Maiori, specializzata nei materiali in ferro. Secondo i militari del Noe (Nucleo operativo tutela ambientale), da Cava sarebbero partiti 5 camion container contenenti balle di rifiuti, denunciate nella relativa bolla di accompagnamento come materie prime destinate all'esportazione. Quanto basta per far scattare l'accusa di falso, oltre che di mancata osservanza alla normativa sullo smaltimento dei rifiuti. Su questo stanno indagando i militari della Compagnia di Taranto, in sinergia con i Carabinieri del Noe di Salerno. Nelle settimane scorse gli uomini dell'Arma, diretti dal comandante Giuseppe Recchimuzzi, hanno proceduto ad altri sequestri nel porto di Salerno. L'obiettivo degli inquirenti è dimostrare che dietro al traffico di rifiuti ci sarebbe un ricco giro di affari che porterebbe alla mafia cinese. Non solo. Nel corso dell'inchiesta, gli investigatori intendono smascherare anche l'identità di coloro che rivestirebbero il ruolo di basisti. Tutti elementi che non hanno portato ad un'incriminazione, ma che nelle informative inviate alla Procura rivelano uno stretto nesso tra le ditte della provincia di Salerno e quelle pugliesi. Stando a quanto indicato dal verbale di sequestro, le enormi quantità di rifiuti, reperite presso la ditta cavese ed altre due ditte pugliesi, venivano destinate ad impianti di recupero: passaggio necessario per effettuare la classificazione documentale degli stessi. Simulando un trattamento che nella realtà non avveniva, i rifiuti divenivano, come per incanto, materia prima e, conseguentemente, venivano accompagnati non più da formulario identificativo del rifiuto, ma da documento di trasporto. Ne derivava, così, la sottrazione alla normativa dei rifiuti e, soprattutto, alla rigida normativa dei trasporti transfrontalieri. Nei blitz precedenti messi a segno dal Nucleo specializzato dei Carabinieri, con il coinvolgimento di ditte di Latina, sono state sequestrate decine e decine di container contenenti motori elettrici, matasse di cavi, pneumatici di bicicletta, carta, plastica ed alcuni oggetti metallici. L'attività investigativa è andata avanti grazie ad un lavoro meticoloso e sempre più sofisticato. I Carabinieri si affidano, infatti, anche a particolari apparecchiature a raggi x, che consentono di scovare il materiale ferroso anche quando è coperto da altri oggetti.

Fonte: Il Portico

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