Tu sei qui: CronacaRisparmiatori truffati, banche a giudizio
Inserito da (admin), martedì 12 ottobre 2004 00:00:00
Due istituti di credito, la Ras Bank e l'Unicredito, chiamati a risarcire circa 2 milioni di euro per l'allegra gestione di un promotore finanziario, il 47enne Giampaolo Napoli, nato e residente a Salerno, attualmente irreperibile, che per oltre una decina di anni ha truffato decine di investitori, tra cui una ventina a Cava de'Tirreni ed oltre una trentina nell'Agro nocerino-sarnese. Due i ricorsi presentati al Tribunale di Salerno: il primo, contro la Ras Bank, sarà trattato il 29 ottobre presso la I Sezione Civile; il secondo, contro la Unicredito, è fissato per il 3 marzo 2005. «Abbiamo chiesto - afferma l'avv. Luciano D'Amato, responsabile provinciale dell'Unione Nazionale Consumatori - l'attivazione della clausola di solidarietà, come previsto dal nuovo rito societario in vigore dal 1° gennaio 2004, che stabilisce la responsabilità oggettiva degli istituti di credito attraverso i quali il promotore gestiva gli investimenti dei suoi clienti». Un giro d'affari colossale, quello di Giampaolo Napoli, valutato intorno ai 20 milioni di euro e che ha avuto il suo boom negli anni ‘90, quando gli italiani scoprirono gli investimenti in borsa ed il miraggio dell'arricchimento facile. La sua carriera ebbe inizio con l'allora Credito Commerciale Cavese. Poi passò nelle rete dell'Interbancaria Investimenti, per approdare all'Unicredito fino al dicembre 2002, quando, in seguito al trasferimento dell'attività di intermediazione bancaria alla controllata Xelion Bank, il promotore decise di cambiare ed approdare alla Ras, che successivamente gli revocò l'incarico. Sembra che Napoli non abbia risparmiato nessuno, neppure i familiari. Tra i suoi clienti anche personalità importanti, tra i quali pare ci siano anche alti esponenti delle Forze dell'Ordine, che, eccitati dai primi facili guadagni, in un tragico passaparola, hanno consigliato il promotore agli amici. La grande capacità affabulatoria, a detta di tutti, gli avrebbe consentito di ottenere la completa fiducia dei suoi assistiti, dai quali otteneva contanti ed assegni personalmente intestati e la firma su contratti di investimento garantiti come sicuri e con rendite a due cifre. Invece, si è scoperta una contabilità parallela, con atti bancari e firme falsificate per coprire investimenti ad alto rischio, che, come in un drammatico gioco del domino, sono aumentati sempre di più per far fronte alla crisi della borsa ed alla conseguente caduta dei rendimenti, oltre a veri e propri crac finanziari per speculazioni non riuscite. Le ultime notizie danno Napoli rifugiato in Francia, da dove, attraverso un legale, ha cercato di concordare una transazione con i suoi debitori. «Ci sono stati questi contatti - svela l'avv. D'Amato - ma alla fine lo stesso suo legale ha rinunciato. Ci siamo rivolti, quindi, direttamente alle banche con cui lavorava e dalle quali ci aspettiamo ed assicuriamo la piena collaborazione».
Fonte: Il Portico
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