di Nicola Morra Ieri si è registrato un goffo attacco da parte di esponenti PD alla nuova giunta Raggi. Oggetto degli attacchi è stata la gestione dei rifiuti, campo di battaglia in particolar modo Twitter, ove alcune senatrici PD risultavano assai insistenti. Ora, posto che nessuno, neanche Virginia Wonder-woman (e non lo è, perchè nessuno di noi è dotato di super poteri, cosa che Matteo di Rignano pretende come sua esclusiva), può nell'arco di appena 30 giorni risolvere problemi che sono stati lasciati crescere per decenni, vorrei ricordare che la giunta Raggi sta ponendo un problema che troppi hanno, colpevolmente, trascurato: la responsabilità delle partecipate pubbliche, e di chi le guida, sui compiti loro assegnati. AMA, la società del comune di Roma che deve garantire raccolta e smaltimento dei rifiuti, da anni si rivela inadeguata, con costi per i romani straordinari. E non è solo una questione di bilanci dell'AMA, ma anche di danno all'immagine della Città Eterna, giacchè eterni sembravano anche alcuni punti ove la spazzatura non veniva raccolta. Ma se una società con migliaia di dipendenti non funziona, e la stessa è organizzata gerarchicamente, con qualcuno che decide e con tanti che eseguono, con chi ce la si dovrà prendere? Con chi è pagato per decidere e per controllare che le sue decisioni siano effettivamente trasformate in azioni ed iniziative, oppure con chi esegue? Questi ultimi, qualora eseguissero male o difformemente da quanto deciso da chi guida la società, dovrebbero esser puniti ed eventualmente allontanati. Se ciò non è stato fatto, di chi è la responsabilità? Per cui non sembra strano che, quando l'attenzione della giunta Raggi si è spostata sul management di AMA, il PD faccia quadrato intorno all'AD della stessa società? Forse si devono punire gli operatori e gli esecutivi? Ma la Riforma Madia della PA non prevedeva la responsabilizzazione, e dunque anche l'eventuale punibilità, dei dirigenti inadeguati?