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Cronaca

Se.T.A., Fiorillo e Caliendo si difendono

Inserito da (admin), martedì 8 marzo 2005 00:00:00

Affare Se.T.A.: all'indomani della citazione notificata dalla Procura regionale della Corte dei Conti all'ex sindaco Raffaele Fiorillo, all'ex assessore Roberto Caliendo ed ai dirigenti della SpA, Eduardo D'Amico, Rosario Carlo Noto La Diega e Franco Sassaroli, emergono altri particolari sulla pesante accusa formulata dal vice procuratore generale, Tiziana Spedicato. È fermo, intanto, il presunto danno erariale (929.839,32 euro) che politici e manager, se condannati, dovrebbero pagare al Comune. La somma più consistente (395.196,90 euro) è stata chiesta a D'Amico, La Diega e Sassaroli, rispettivamente presidente, amministratore delegato e direttore della Se.T.A. SpA. L'ex sindaco Fiorillo e l'ex assessore Caliendo, invece, sono accusati di aver arrecato alle casse comunali il danno patrimoniale di 69.722,76 euro. Le somme sono raddoppiate sia per i manager che per gli ex amministratori per il danno non patrimoniale all'immagine. In particolare, D'Amico, La Diega e Sassaroli sono accusati di aver presentato, in sede di convenzione, un costo che la Se.T.A. avrebbe dovuto sostenere per l'assunzione di 9 unità lavorative, ma che non ha sostenuto affatto. Alla formazione, cioè, del canone (970 milioni annui di lire) viene rappresentato, alla voce "spese generali", un costo di 450 milioni annui. La Se.T.A., però, ha assunto un dipendente nel ‘95, altri due nel '96, un'unità aggiuntiva nel '97, due nel '98, con reintegra di un'unità nel '99, ma ha fatturato il canone come se fossero stati assunti tutti e 9 i dipendenti. Secondo l'accusa, quindi, la Se.T.A. ha percepito in più del dovuto (395.196,90 euro): una somma cui non è correlata alcuna controprestazione. Ad avviso del vice procuratore Spedicato, i due ex amministratori disposero la vendita delle azioni, senza effettuare un pubblico incanto, al valore nominale di 10mila lire per ciascuna azione, nonostante il valore reale fosse di gran lunga superiore al valore nominale iniziale. Secondo l'accusa, infatti, la Se.T.A. era valutabile, al momento della cessione, in almeno 900 milioni di lire e non in 200 milioni, come sostenuto dal Comune. Fiorillo e Caliendo sostengono l'infondatezza degli addebiti mossi, evidenziando che nella vendita delle azioni non sarebbe stata affatto violata la vecchia normativa del 1908 che riguarda i beni immobili. Fiorillo, infine, afferma di aver privilegiato i Comuni nella vendita delle azioni per evitare infiltrazioni di natura criminosa nella SpA, che era stata costituita nel 1994 tra Comune di Cava de'Tirreni (51%), Ge.se.nu. (25%) e Gepi (24%).

Fonte: Il Portico

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