Tu sei qui: CronacaSindaco e frate, scatta la solidarietà
Inserito da (admin), lunedì 4 settembre 2006 00:00:00
Il laico ed il religioso si incontrano ed indicano un cammino comune sul tema della solidarietà. Il sindaco Gravagnuolo, dopo la provocazione del vulcanico padre francescano Luigi Petrone, che aveva lanciato un grido di allarme, profondamente toccato dalla morte, ai piedi di un cassonetto dei rifiuti, del rumeno barbone Vasili Katalin, aveva indicato la disponibilità ad incontrarsi con lui. Venerdì scorso l'incontro c'è stato. Si sono subito guardati negli occhi e si sono compresi. Più lunghi silenzi che parole, entrambi avevano nel cuore la sofferenza e la pena, che esprimevano con gli occhi, per le tante storie di emarginazione, di sofferenze, di scelte di vita di tanti giovani, e non, che affollano la mensa francescana o vivono in cartoni o su panchine. Ed il grido dei tanti, discreto, ma sofferto, è stato raccolto.
«Già dal primo intervento del francescano, che considerai solo un invito pressante ad aprire un dialogo su un problema di scottante attualità, compresi lo spirito che lo animava e la volontà di costruire un cammino sicuro, comune ed aperto. D'altronde, avevo inserito nel mio programma un capitolo preciso». E così, in breve un suggello per lavorare, con ruoli, modi ed ambiti diversi, per la realizzazione della città della qualità. «Già nel mese di dicembre - aggiunge padre Gigino - partirà una forte iniziativa a favore della città e va nella direzione di una solidarietà responsabile. Le difficoltà non mancano, ma oggi possiamo contare su un mutuo rapporto, fatto di comprensione piena. Abbiamo sgomberato il campo da solidarietà di facciata e miriamo tutti al concreto», conclude il dinamico costruttore di chiese e di pace della valle metelliana. Gravagnuolo è soddisfatto e sa che possono aprirsi spazi nuovi e comuni per la crescita umana e sociale della città. «E' stata scritta una nuova pagina per la città della qualità». E gli occhi della mente del padre già vedono tanti volontari, una casa di accoglienza, un centro di ascolto ed una casa di sollievo per gli ammalati terminali. «Noi seminiamo».
Il tema, intanto, ha scosso l'opinione pubblica e le stesse forze politiche. Ed Antonio Armenante, capogruppo consiliare di Rifondazione Comunista, denuncia la cultura della paura dell'altro da sé, che si sta diffondendo in alcune comunità timorose. «Alla cultura della spettacolarizzazione e del manganello bisogna opporre quella dell'accoglienza». E lancia una nuova proposta provocatoria di un nuovo soggetto partecipativo, i condomini della solidarietà: «Essi scelgono di caratterizzare la loro vita condominiale non solo per discutere problematiche ad esse proprie, ma temi della solidarietà, in particolare quello di creare un centro di prima accoglienza con contributi, esperienze, con propri rappresentanti. Ad avvantaggiarsene sarebbero gli stessi condomini, che vedrebbero la loro vita non limitata alle solite e noiose questioni condominali, ma avrebbero un respiro diverso ed umano».
I condomini della solidarietà devono essere ufficialmente riconosciuti da Comune, recepiti dallo Statuto comunale anche con la costituzione di un albo comunale. «Essi devono partecipare come membri anche in organismi come il Comitato per la Pace, nella consulte comunali o altre. Potrebbe costituire una svolta per un nuovo e diverso approccio al problema della solidarietà», conclude Armenante.
Fonte: Il Portico
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