Tu sei qui: CronacaTorna in Costa d’Amalfi per lavorare nel turismo e scopre retroscena disdicevoli: «Dipendenti sfruttati e racket degli alloggi»
Inserito da (PNo Editorial Board), sabato 13 agosto 2022 12:36:49
«A Positano, a 350 euro, ovvero un terzo dello stipendio, e in nero mi è stato offerto un alloggio da film dell'orrore: una stanzetta minuscola costruita abusivamente infuocata dal sole, in un luogo dove abitano tanti altri lavoratori ammassati in condizioni igienico sanitarie indecorose, fuori paese».
A dirlo, a Fanpage.it, Shanti, una ragazza residente nel Lazio, ma originaria della Costiera Amalfitana, che afferma di essere tornata per aver «ricevuto diverse offerte di lavoro nel settore alberghiero, come cameriera ai piani in hotel e addetta alle pulizie e alle colazioni negli affittacamere».
Ma poi, una volta a colloquio con i datori di lavoro, «mi è stato però impossibile accettarle, in quanto nessuno di questi posti di lavoro prevede l'alloggio, ed è praticamente impossibile trovarne uno. Non solo sulla Costa, ma anche nelle località più interne collegate con ore di pullman alla Costa, ad esempio Agerola».
Shanti racconta di un «racket degli alloggi per lavoratori. Per aggirarlo molti stranieri affittano appartamenti ad Agerola e dintorni in cui si ammassano in tanti, per poi farsi 5 ore al giorno di pullman, tra andata e ritorno, e andare a lavorare a Positano».
La donna racconta a Fanpage.it di aver chiesto spiegazioni senza ottenerne: «Ho chiesto alla titolare di un albergo di Positano se le sembrasse giusto che le ragazze ucraine che ha assunto per le pulizie, oltre che fare un lavoro faticosissimo, senza giorni liberi(!), dalla mattina al tardo pomeriggio 7 giorni su 7, fossero anche costrette a viaggiare cinque ore ogni giorno, sballottate su strade tutte curve, e mi ha risposto che funziona così».
«Non è possibile che un luogo di paradiso per i turisti sia l'inferno per chi ci lavora. Chi si occupa di rendere il settore turistico più equo, umano e legale? Il turismo è cultura e incontro tra nazioni, non deve essere un business senza scrupoli», chiosa.
Fonte: Il Vescovado
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