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Trieste, all'asilo i bimbi si scambiano i vestiti per la "parità di genere", ma i genitori insorgono

Inserito da (admin), martedì 10 marzo 2015 16:07:25

TRIESTE - Papà disegnato mentre stira una camicia e fa il casalingo. Mamma con una chiave inglese, a fare l'idraulica. E se esiste il calciatore, perché non la "calciatrice"? O la "pompiera?".

I bimbi in asilo si stanno divertendo un mondo a scambiare i ruoli dei genitori, ma i grandi hanno già cominciato a litigare. Perché ai maschietti, bambini dai 3 ai 6 anni, si propone anche di travestirsi da principessa o strega cattiva. E alle femminucce da cavaliere.

La polemica, su cui sono già scattate interrogazioni parlamentari, esplode nelle scuole dell'infanzia del Friuli Venezia Giulia, dove sta per partire il progetto ludico-educativo "Pari o dispari, il gioco del rispetto". Tanto più se, in classe, si consentirà agli insegnanti di filmare.

L'attività, si legge nella documentazione che accompagna l'iniziativa, "propone un cambiamento di atteggiamenti sul tema del genere e delle pari opportunità, persuasi che il cambiamento culturale avviene con la formazione delle nuove generazioni". Dopo una fase sperimentale avviata in quattro strutture della regione è stato soprattutto il Comune di Trieste, guidato da una giunta di centrosinistra, ad aver colto la palla al balzo. Con il progetto, al quale hanno lavorato psicologi ed educatori, si comincerà nel giro di qualche settimana in 45 classi. C'è una delibera, ci sono gli avvisi in bacheca per i genitori e ci sono gli insegnanti già formati. Solo quelli che hanno aderito, visto che l'attività "è facoltativa", si premura a sottolineare la vice-sindaco Fabiana Martini. Ma c'è anche il fermo no di alcuni genitori, in rivolta. La diocesi, con il proprio settimanale "Vita Nuova", ha storto il naso: "È il tentativo, occultato ma evidente - riporta il quotidiano Il Piccolo - non tanto di insegnare il rispetto tra persone, ma d'indurre la nota ideologia del gender".

Agli asili sarà presto distribuito un kit che contiene i giochi. Nella parte iniziale si domanda alle maestre di compilare una serie di schede "di osservazione" in classe. Del tipo: "Quanto è diffuso l'uso del rosa, fucsia, blu e nero?". Ancora: "Quali giochi genderizzati, come passeggini e cosmetici, sono presenti?". "Capita che i maschi provino travestimenti?". Ai bimbi invece andranno poste altre domande, come una sorta di intervista, peraltro da filmare: "Come si può distinguere un bambino o una bambina? C'è qualcosa che non è permesso indossare?".

Poi si passa ai giochi, con la possibilità di trasformarsi in personaggi di fantasia o lanciarsi in vere e proprie corse. Al termine delle quali, per rinforzare la percezione, è possibile "esplorare i corpi dei compagni", e "ascoltare il battito del cuore". È un modo per "far notare che quanto si prova è uguale per maschi e femmine". Ed è un momento in cui "i bambini possono riconoscere che ci sono delle differenze fisiche che li caratterizzano, in particolare nell'area genitale. È importante - viene evidenziato - confermare la diversità, nominando senza timore i genitali".

È nel gioco "se fossi" che, infine, i bimbi indosserebbero costumi "diversi dal genere di appartenenza giocando così abbigliati". Passaggi che, a Trieste, hanno innescato il putiferio. "Non facciamo educazione sessuale, né invitiamo a toccarsi le parti intime", puntualizza subito Benedetta Gargiulo, l'esperta che ha curato i contenuti creativi. La questione però approderà sui banchi del governo, con almeno

 

tre interrogazioni. Forza Italia, con la deputata Sandra Savino, invoca una procedura ispettiva del ministro dell'Istruzione. Un fatto "agghiacciante", per Giorgia Meloni di FdI, una "deriva" è la censura del capogruppo della Lega alla Camera Massimiliano Fedriga.

Fonte: Repubblica.it

Fonte: Il Vescovado

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