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Una giustizia dai tempi e modi ingiusti

Inserito da (admin), venerdì 1 febbraio 2013 00:00:00

Non sembra vero, ma sebbene siamo nel 2013, accade ancora che non poche persone dedite al lavoro, pur se per “ragioni di giustizia”, trascorrono inutili giornate in Tribunale, con ingenti danni all’economia nazionale. È quanto accaduto al Presidente della Confesercenti cavese, Aldo Trezza, martedì 29 gennaio 2013, ma veniamo al fatto!

Una mattina dei primi giorni del mese di febbraio 2009, Aldo Trezza, giunto dinanzi alla saracinesca della sua macelleria di via Vittorio Veneto, ebbe l’amara sorpresa di vederla scardinata e nell’accedere nell’esercizio si rese conto che nottetempo ignoti avevano asportato il registratore di cassa, formaggi, salumi, vini, carne e quant’altro oggetto dell’attività. Ripresosi dall’inattesa “amara sorpresa”, Trezza attivò, telefonicamente, il Commissario di Pubblica Sicurezza di corso Giovanni Palatucci della “Città dei portici”, che prontamente inviò sul posto un equipaggio della volante ed un operatore della Scientifica, che provvide a rilevare anche talune impronte digitali presenti sulla chitarra, che con altri oggetti arreda la “boutique della carne” del Trezza.

Martedì 29 gennaio 2013, per la terza volta, il Presidente Trezza è stato chiamato a comparire dinanzi al Tribunale di Cava de’Tirreni, Giudice Monocratico di corso Guglielmo Marconi, per essere escusso, quale parte lesa, nel procedimento incardinato nei confronti di tale M.L., identificato dalla Polizia di Stato quale autore del patito furto aggravato (artt. 624 e 625 del Codice Penale) ai danni del Presidente Trezza. Precisiamo che Aldo Trezza, nonostante il danno subito, per economizzare anche i tempi del processo, non ha mai voluto costituirsi parte civile, ma martedì, per la terza volta, ha rischiato d’essere mandato a casa, anzi in macelleria, senza che il processo venisse celebrato, sebbene sin dalle 9 del mattino, in perfetta giacca e cravatta e soprabito, era presente nell’aula d’udienza.

Alle 13.30, dopo 4 ore e mezza di snervante attesa, il Trezza e l’Agente della Polizia Scientifica, visto che l’aula si era ormai svuotata, dopo la celebrazione di non pochi processi, molti dei quali rinviati a nuovo ruolo, sono stati interpellati dal Pubblico Ministero, presente in udienza, il quale chiedeva loro per quale causa fossero colà presenti. Sia Trezza e sia l’agente riferivano d’essere stati citati da quel Magistrato per essere escussi, il primo quale parte lesa ed il secondo quale esecutore delle indagini scientifiche, che portarono all’individuazione del ladro M.L.; ovviamente risultato contumace. Il P.M., con estrema semplicità, riferiva al Trezza: «Lei può andare!».

La domanda che pone il Presidente Trezza è questa: «Ma era proprio necessario farmi restare 4 ore e mezza in quell’aula, per sentirmi dire: “lei può andare”? Non essendo stata necessaria la mia testimonianza nel dibattimento, potevano evitare che, per la terza volta, abbandonassi il mio punto vendita di carni!». Sommando l’impegno di tantissimi testi e parti lese nei dibattimenti che si tengono nelle aule di “giustizia” italiane, possiamo dedurre che il danno all’economia nazionale è immane! Certamente diciamo noi, se venisse attuata la tanto bramata riforma della giustizia, partendo proprio dalle testimonianze rese, a seguito di patiti danni, agli Ufficiali di Polizia Giudiziaria!

Livio Trapanese

Fonte: Il Portico

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