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Tu sei qui: CronacaUomo ucciso e fatto a pezzi a Gemona: arrestate la compagna e la madre

Cronaca

Tragedia familiare in Friuli: il 35enne smembrato e coperto di calce viva. Le due donne hanno confessato. Sotto shock la comunità di Gemona

Uomo ucciso e fatto a pezzi a Gemona: arrestate la compagna e la madre

Il cadavere di Alessandro Venier, 35 anni, è stato rinvenuto in un bidone nella cantina della sua abitazione, fatto a pezzi e coperto di calce. A ucciderlo sarebbero state la compagna colombiana e la madre, entrambe arrestate dopo aver confessato. La tragedia, maturata in un contesto familiare difficile e segnato da continue tensioni, ha sconvolto la comunità di Gemona, dove la madre della vittima lavorava come infermiera. La Procura indaga per chiarire i ruoli e le responsabilità. Affidata ai Servizi sociali la figlia della coppia, una bambina di sei mesi.

Inserito da (Redazione il Vescovado Notizie), venerdì 1 agosto 2025 12:26:31

Un delitto efferato ha sconvolto la tranquilla cittadina friulana di Gemona, dove il corpo smembrato di Alessandro Venier, 35 anni, è stato rinvenuto in un bidone colmo di calce viva nella cantina della villetta in cui viveva con la madre e la compagna.

Il macabro ritrovamento è avvenuto nella tarda mattinata del 31 luglio, quando, intorno alle 10:30, sono state la madre della vittima, Lorena Venier, 61 anni, e la compagna, Marylin Castro Monsalvo, 30enne di origine colombiana, ad avvertire i carabinieri. Sul posto sono intervenuti militari dell'Arma, personale del 118, vigili del fuoco e polizia locale. Ma per l'uomo non c'era più nulla da fare: era morto da giorni, il suo corpo sezionato in tre parti, nascosto in cantina e ricoperto con strati di calce viva, probabilmente per nascondere l'odore della decomposizione.

Le due donne sono state fermate e arrestate con l'accusa di omicidio. Avrebbero confessato il delitto prima ancora di essere condotte in caserma. Entrambe sono attualmente detenute nel carcere di Trieste, in attesa di essere ascoltate di nuovo dagli inquirenti.

La Procura della Repubblica di Udine, con il sostituto procuratore Giorgio Milillo e la procuratrice aggiunta Claudia Danelon, sta coordinando le indagini. La ricostruzione dei fatti resta parziale. L'ipotesi più accreditata è quella di una lite familiare sfociata in tragedia. Secondo le prime dichiarazioni, l'ennesima discussione si sarebbe accesa a cena, in un clima già teso da tempo. Alessandro, disoccupato e con qualche lavoretto saltuario, non avrebbe contribuito alla gestione domestica né al sostentamento della famiglia. A mantenerli era solo la madre, caposala all'ospedale di Gemona, figura molto conosciuta e rispettata in paese.

Dalle testimonianze trapelate, le due donne avrebbero raccontato continue vessazioni e tensioni da parte della vittima. Quella sera, a seguito dell'ennesimo scontro per motivi banali - pare legati alla cena non preparata - la situazione sarebbe degenerata in violenza. Secondo alcune ipotesi al vaglio degli inquirenti, le donne potrebbero aver somministrato dei farmaci all'uomo per renderlo inoffensivo, sottovalutando la dose somministrata o con intento premeditato.

L'autopsia e gli esami tossicologici, già disposti dalla magistratura, dovranno stabilire le reali cause della morte e chiarire se si sia trattato di un gesto d'impeto o di un delitto pianificato.

Gli inquirenti, insieme ai reparti scientifici dell'Arma, stanno ricostruendo nel dettaglio la dinamica dell'occultamento. Il corpo, chiuso in un grande bidone collocato in una sorta di autorimessa, è stato trasportato via con un mezzo speciale dei vigili del fuoco. Nella casa, nessuna traccia evidente di sangue: segno che le donne avrebbero ripulito accuratamente l'ambiente, cercando inizialmente forse di far sparire il cadavere senza attirare l'attenzione.

A rendere ancora più tragico il quadro familiare è la presenza di una bambina di soli sei mesi, figlia di Alessandro e Marylin. La piccola è stata immediatamente presa in carico dai Servizi sociali del Comune di Gemona, come confermato anche dal sindaco Roberto Revelant, che ha parlato di "tragedia senza precedenti" per la città.

Sotto shock l'intera comunità di Gemona, dove la famiglia Venier era ben conosciuta. In particolare la madre della vittima, infermiera stimata, che nessuno avrebbe mai immaginato coinvolta in un delitto così atroce. «Aspettiamo che la verità emerga - dicono i vicini - prima di giudicare. È una storia terribile, inspiegabile».

Nella villetta in località Taboga, alla periferia di Gemona, le indagini proseguono. Si cerca di capire dove sia avvenuto esattamente l'omicidio, se ci siano stati tentativi precedenti di aggressione e quale sia stato il ruolo preciso delle due donne nella fase dell'uccisione e dell'occultamento del cadavere.

Mentre il paese piange una tragedia familiare che sembra uscita da un romanzo noir, resta solo il silenzio e l'attesa della verità, che potrà emergere soltanto dalle indagini, dagli interrogatori e dagli esami autoptici. E intanto, una bambina innocente resta orfana, al centro di una vicenda che ha sconvolto un'intera comunità.

Fonte: Positano Notizie

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