Tu sei qui: Economia e TurismoDomenico De Masi e l’età dell’erranza: il turismo che verrà era già scritto
Inserito da (Admin), mercoledì 6 agosto 2025 19:54:57
"Era già tutto previsto" recitava una famosa canzone di un noto cantautore, se solo la mente potesse ricordare, non abbiamo bisogno di grandi luminari ne scomodare professoroni, per comprendere tutto quello che si sta verificando anche sul nostro territorio. Basta infatti prendere spunto da un grande figlio di questa terra, il sociologo Domenico De Masi dove, in uno dei suoi libri "L'età dell'erranza" anticipa chiaramente tutto ciò che sta accadendo.
De Masi esplora il profondo cambiamento nel modo in cui viaggiamo: da un modello più tradizionale di vacanza stagionale si è passati alla "età dell'erranza", caratterizzata da spostamenti frequenti, brevi e low cost (voli low cost, Airbnb, treni veloci).
La mobilità, un tempo legata solo al riposo, diventa continuo movimento: viaggiamo per lavoro, relax, cultura o semplicemente per noia, diventando "nomadi anche restando seduti nella propria stanza"
Tra le varie analisi il professor De Masi riporta i Trend e le sfide future, indicando che entro il 2030 si prevede che quasi 2 miliardi di persone viaggeranno annualmente: viaggi più brevi, diffusi e ricorrenti diventeranno la norma. Che l'invecchiamento demografico, l'aumento del benessere e della scolarizzazione globale, insieme a strumenti di trasporto più accessibili, incentiveranno questa trasformazione del turismo.
Domenico De Masi sostiene che l'Italia dovrà affrontare sfide economiche, sociali e culturali per mantenersi tra le destinazioni più ambite al mondo.
Il futuro del turismo italiano dipenderà da vari fattori tra cui:
Di fatto la distinzione tra istinto stanziale e istinto nomade, chiave dell'epoca industriale, si sta dissolvendo: oggi coesistono entrambi, e spesso contraddittoriamente. Non c'è più una netta separazione tra vita lavorativa e spostamenti.
In sintesi, il turismo globale ha cambiato pelle: da vacanze annuali a flussi continui e l'Italia deve prepararsi con infrastrutture adeguate e nuovi operatori formati. Considerando che la vita moderna combina instabilità e movimento, offrendo nuove opportunità ma anche nuove sfide in termini di identità culturale e benessere sociale.
L'insegnamento del Professore De Masi ha nutrito generazioni di studenti, di professionisti, di pensatori. Ha ispirato sociologi del calibro di Alessandro Orsini, che più volte ha riconosciuto in lui un maestro. Ma la grandezza di De Masi non si misura solo nella qualità degli allievi. Si misura nella sua capacità di seminare idee che mettono radici anche a distanza di anni. Di aprire orizzonti. Di farci interrogare, ancora oggi, sul senso del lavoro, del tempo, della comunità.
Se c'è una lezione che Domenico ci ha lasciato, è proprio questa: che il pensiero non deve mai fermarsi, che l'ozio può essere creativo, che la cultura è il vero motore del cambiamento.
Domenico De Masi non era un semplice osservatore della realtà: era un interprete del futuro. Guardava al mondo con gli strumenti del sociologo e con la passione dell'umanista, sapeva che la Costiera Amalfitana (leggi "La prima estate senza il "Professore") non poteva essere soltanto una bellezza da contemplare, ma doveva divenire un laboratorio di pensiero, di cultura, di civiltà.
Grazie professore!
Fonte: Il Vescovado
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