di Guido Fulchignoni

Antonio Amato, un maestro dell'arte muraria, genio della pietra e delle costruzioni, se n'è andato. Piango per la perdita del mio più caro amico degli ultimi 40 anni. Antonio Amato lascia la sua Ravello dopo aver disseminato l'arte magica del suo ingegno tecnico, lasciando ovunque nella città, nelle case, nelle chiese, nei complessi alberghieri opere superbe per bellezza, funzionalità e pregio. Delle sue capacità costruttive e ideative, delle opere murarie, delle sculture e invenzioni architettoniche ha lasciato innumerevoli esempi. Non c'è casa a Ravello, e fuori porta, che non abbia avuto l'apporto della sua maestria e originalità, nella quale non abbia lasciato l'impronta del suo genio costruttore.

Una vita dura di ininterrotto lavoro, prima con il padre Francesco, il noto Mastro Ciccio, poi lottando, agendo, inventando, scolpendo, costruendo. Una durissima vita di lavoro, un carattere imperativo, un grande amore per la sua terra alla quale ha dato, ha dato, lasciando sue tracce in ogni luogo.

Figlio di un Maestro dell'arte muraria e scultorea, suo riferimento nella vita, Antonio è stato singolare realizzatore di opere egregie ben oltre le semplici strutture, trasformando la pietra in arte e i muri, le volte in gioielli.

Ha ingigantito il valore della sua città. Lascia un vuoto e uno sgomento in chi, con lui, ha vissuto esperienze dirette di vita. Onorato di esserti stato amico, Antonio.