Tu sei qui: NecrologiAntonio Amato, cittadino benemerito di Ravello
Inserito da (redazionelda), sabato 19 dicembre 2020 12:39:56
di Salvatore Sorrentino*
Un altro dei più fattivi amministratori di Ravello se n'è andato, lasciando il mio cuore fortemente addolorato, anche perché, in questo momento particolare della nostra vita, non posso nemmeno andare a rendergli di persona l'ultimo saluto: esso gli giunga, da queste righe, con il mio più grande affetto e con la massima stima.
Sì, perché Antonio non è stato soltanto un mio attivo collaboratore ad amministrare la sua amata Ravello, è stato soprattutto un amico, sincero, affettuoso, sempre pronto in tutte le necessità, soprattutto pubbliche.
Tutto egli ha fatto a favore della sua città. Ha contribuito a farla conoscere con la sua arte; ha sempre fatto parte dei Gruppi folcloristici locali della "Tarantella", fin da ragazzino, fin dall'epoca dell'amministrazione del Sindaco Lorenzo Mansi, del Presidente dell'Azienda del Turismo Avvocato Salvatore Sammarco e del suo successore, Alberto Grieco, fin dal soggiorno a Ravello della First Lady Jacqueline Kennedy.
Poi, mio collaboratore, quale Consigliere comunale, dapprima, e Assessore poi. A cominciare dall'organizzazione delle Sagre dell'Uva degli anni Settanta e Ottanta del secolo passato: tutto egli faceva: direttore tecnico dei chioschi. Di tutti i chioschi. Eccetto uno, quello di un altro grande maestro ravellese dell'edilizia, mastro Raffaele Amato: belle foto conservo di questi loro interventi, anch'essi vere opere d'arte.
Dicevo, a cominciare. Sì, perché Antonio lo si è sempre trovato dappertutto dove ci fosse da lavorare, da organizzare, da correggere, da migliorare, da aiutare, da perfezionare. Chi dei suoi coetanei, non lo ricorda nel portare aiuto, dal giorno stesso del terremoto dell'Ottanta, ai terremotati di Santomenna, comune in cui lavorava quale Segretario Comunale un'altra ravellese, Teresa Mansi.
Assieme ad altri volenterosi giovani ravellesi, ben sapendo che i portatori d'aiuti ufficiali, a tutto pensavano, eccetto al fatto che in quei posti mancavano i viveri e i mezzi per prepararli e consumarli, girò in lungo e in largo per la Costiera a comprare (alcuni donarono) ogni tipo di viveri, legumi, pane biscottato, tanta pasta, latte, biscotti, bevande, ...cioccolato per i bambini, e tutti gli utensili per prepararli e consumarli; perfino due cucine e relative bombole di gas.
All'arrivo, nel tardo pomeriggio di uno dei giorni immediatamente successivi al sisma, si arrivò a Santomenna: un paese totalmente raso al suolo; unica costruzione in piedi, il palazzo scolastico, costruito di recente. Antonio, sempre con l'aiuto degli altri, subito organizzò la cucina da campo: meno di un'ora dopo, quando ormai era notte, i primi fumanti piatti di pasta e fagioli allietarono quegli sfortunati cittadini, che in quei giorni tetri, a causa pure della pioggia e di una forte umidità, non mangiavano un piatto caldo da giorni.
Antonio fece il cuoco e il distributore di quelle squisite pietanze, che furono consumate con grande appetito e... con affetto, da quegli sfortunati nostri simili, che tributarono all'improvvisato cuoco anche gli applausi. In vero, anche noi, dopo una giornata di fatica per raggiungere la meta e per i primi soccorsi di un pasto caldo, ci unimmo alla numerosa comitiva e consumammo il nostro meritato piatto, saporitamente preparato dal provetto occasionale cuoco.
Certamente Antonio sarà soprattutto ricordato, assieme al suo maestro e padre, Mastro Ciccio, come ideatore, progettista e realizzatore dei migliori capolavori dell'arte di costruire i camini a legna. Non esiste casa, privata o pubblica, di una certa importanza, a Ravello e dintorni, che non contenga un camino di grande valore, non solo artistico, ma pure funzionale, che non porti la firma di Mastro Ciccio o del figlio suo discepolo, Mastro Antonio. O di entrambi.
Caro Antonio, scusami se non posso darti il mio ultimo affettuoso abbraccio fraterno da vicino; i tempi che corrono e pure le mie attuali condizioni fisiche, poco felici per la forzata immobilità, non me lo permettono. Non me lo consigliano.
Una proposta, però, il popolo di Ravello, che pure ho amministrato per ben tre lustri, non puo' negarmi di fare: appena maturino i tempi, sia dedicata a tuo padre e a te, quali artigiani artisti, una strada di Ravello.
«A voi prescrisse il fato una non illacrimata sepoltura».
*già sindaco di Ravello
Fonte: Il Vescovado
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