Una pausa rilassante tra i sapori autentici della Costiera Amalfitana prima di tornare sotto i riflettori. Francesco Montanari, talentuoso interprete de Il Libanese in Romanzo criminale - La serie, ha trascorso alcuni giorni di vacanza ad Amalfi, coccolato dall'accoglienza e dalla cucina della Trattoria Dei Cartari, dove - due giorni fa - è stato riconosciuto dai titolari e deliziato con piatti semplici e genuini della tradizione locale.

Una sosta discreta e informale, fatta di sorrisi e piatti tipici, prima di spostarsi a Giffoni Valle Piana per partecipare alla seconda giornata della 55ª edizione del Giffoni Film Festival, dove ha ricevuto il prestigioso Giffoni Award, riconoscimento che celebra il suo percorso artistico ricco di intensità, passione e versatilità.

Montanari, ospite atteso della sezione Workshop +18, è stato protagonista di un coinvolgente laboratorio di recitazione intitolato La Palestra dell'Attore. Ben più di una masterclass, la sua si è trasformata in una vera lectio magistralis, con momenti di confronto aperto e uno stage interattivo con 159 giovani aspiranti attori e attrici provenienti da tutta Italia.

«Noi non vogliamo vedere attori, ma esseri umani che lottano. La recitazione è un atto d'amore che si fa in due», ha dichiarato l'attore romano durante l'incontro. Con la sua voce profonda e carismatica ha saputo ispirare, consigliare, emozionare. E non sono mancati momenti di riflessione rivolti ai ragazzi: «Guardate tutto quello che potete. Più avete nozioni, più saprete che tipo di attore volete diventare. Leggete tantissimo, sempre ad alta voce. Scegliete scuole serie, non specchietti per le allodole. E guardate anche film antichi, annoiatevi, non solo web series. È un lavoro faticoso, e la fama è un'altra cosa. Il mondo dello spettacolo è un mestiere, la recitazione un altro».

Montanari, che ha dichiarato il desiderio di interpretare un giorno il frontman dei Metallica o addirittura Sant'Agostino, ha condiviso con il pubblico la sua idea di recitazione: «C'è un momento nella scena, tra attore e attore, in cui tutto si cristallizza. È silenzio, stasi, ascolto. È lì che accade qualcosa di autentico. È lì che nasce l'arte».