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A proposito di elezioni

Inserito da (Redazione), sabato 17 febbraio 2018 09:26:41

di Paolo Russo

Nell'imminenza delle elezioni per il rinnovo del Parlamento, è forse il caso di riflettere su di un tema particolare, che investe i meccanismi stessi della democrazia. Mi riferisco al discrimine tra la rappresentanza di interessi (ed in democrazia è appunto questa la funzione della politica) e la consapevolezza del voto, in certi casi persino la piena libertà del voto. Per essere più precisi: al rapporto tra voto politico e voto amministrativo.

 

In teoria il voto politico attiene al modello di società cui si è più propensi, riguarda i valori generali di un sodalizio statale, mentre quello amministrativo è più un voto di interesse, concerne cioè situazioni pratiche, opere, interventi concreti che appunto rientrano nell'attività amministrativa che compete ai vari livelli di governo, da quello regionale al locale. Diciamo che per l'elettore le scelte politiche nazionali dovrebbero essere di portata più ampia, nello spazio, nel tempo e soprattutto nei principi, mentre quelle locali più immediate e dirette, influenzate cioè soprattutto da necessità particolari e contingenti.

 

A quanto pare, però, gli interessi particolari stanno condizionando oltremisura anche il voto politico nazionale. Se mi viene suggerito che per realizzare una certa opera pubblica, importante per il mio territorio, è opportuno che il partito X che amministra la Regione non perda peso in Parlamento, allora si sta prospettando: 1) una commistione indebita tra livelli di governo che sono certamente comunicanti ma non legati politicamente l'uno all'altro 2) un condizionamento della mia libertà di scelta, che viene ad essere artificialmente connessa con il mio interesse (interesse, peraltro, perfettamente lecito) per quella certa opera pubblica. Questo collegamento è forse legittimo ed è purtroppo probabilmente reale. E tuttavia è fuorviante e di dubbia impostazione morale, perché suona quasi come un ricatto: se ci tengo alla famosa opera pubblica in Costiera, mi conviene sostenere Pinco Pallino al Parlamento, pure se il Parlamento con l'opera pubblica c'entra poco o nulla (ed anzi il sistema delle autonomie locali significa innanzitutto autonomia politica delle comunità locali).

 

Questo è il frutto avvelenato di un processo di personalizzazione del potere politico, imperniato sulla logica della catena di comando e del partito concepito come un'agenzia di servizi, come un fornitore che si cambia quando non è più in grado di assolvere alle aspettative del cliente. "Partito/fornitore" ed "elettore/cliente": che cosa resta, in questa configurazione, dell'idea costituzionale di cittadini che "si associano liberamente per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale"? Ma della Costituzione stessa il paese sembra aver perduto coscienza: di quale metodo democratico si può mai parlare, quando la stessa campagna elettorale viene proposta ufficialmente come un mercato? Di quale uguaglianza, quando in un ospedale si rifiuta un medico perché ha la pelle scura? Di quale libertà di informazione, se per tutti gli organi di informazione (oltre che per quasi tutti i partiti) è possibile di un terrorista fascista non dire che è un terrorista fascista?

 

Credo che chi ne ha ancora la forza, da tutto questo possa e debba prendere le distanze. Quando verranno a dirci che per quella importante opera pubblica è indispensabile dare voti al partito X, dobbiamo replicare con fermezza che davvero importante è fare politiche del lavoro per dare occupazione a chi ne è privo. Davvero importante è ricostruire una scuola democratica, che crei mobilità sociale attraverso la conoscenza e possibilità di recupero per chi è ai limiti dell'emarginazione sociale. Davvero importante è distribuire equamente il carico fiscale, è consentire un'esistenza dignitosa a chi non ha più forza per lavorare ed appena non ha più forza per lavorare. Davvero importante è allargare il novero dei diritti civili ed allargarlo a tutti, o finiremo per accettare che esistano esseri umani di prima e di seconda fascia. Diversamente, nessuna opera pubblica varrà il prezzo di una società ingiusta e brutale.

Fonte: Il Portico

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