Tu sei qui: PoliticaASCCCA, Centrodestra cavese replica a Servalli e Vuilleumier: “Servono trasparenza e garanzie”
Inserito da (Redazione il Vescovado Notizie), mercoledì 11 giugno 2025 12:00:43
Il dibattito sulla costituzione e l'operatività dell'Azienda Speciale Consortile per i Servizi Sociali (A.S.C.C.C.A.) sta suscitando un ampio confronto istituzionale e pubblico. Dopo le recenti dichiarazioni del Sindaco di Cava de' Tirreni, Vincenzo Servalli, e la lettera aperta del Sindaco di Ravello, Paolo Vuilleumier, indirizzata ai Consiglieri comunali cavesi nella sua veste di Presidente dell'Assemblea dei Comuni, il centrodestra cavese intende fare chiarezza sulla posizione di quei Consiglieri che hanno espresso voto contrario alla proposta.
Di seguito il testo integrale.
Le dichiarazioni del Sindaco di Cava Servalli in merito alla mancata costituzione dell''ASCCCA e la lettera del Sindaco di Ravello Vuilleumier, che si è indirizzato ai Consiglieri comunali di Cava de' Tirreni nella sua qualità di Presidente dell'Assemblea dei Comuni, rendono necessarie alcune puntualizzazioni che spieghino all'opinione pubblica la posizione di coloro che, tra i Consiglieri, hanno deciso di esprimere voto contrario alla costituzione dell'azienda speciale.
Siamo tutti consapevoli dell'importanza dell'argomento.
Il dibattito su un tema così delicato, però, non può essere lasciato a dichiarazioni sentimentali, a manifestazioni di stato d'animo o ad auspici generici poiché esse non trovano conferma o sostanza negli atti amministrativi che hanno preceduto la proposta di costituzione dell'Azienda.
Il primo punto da ribadire è che finora i servizi sociali sono sempre stati gestiti dal Piano di Zona S2, che ancora pochi mesi fa il Sindaco di Cava de' Tirreni indicava come modello da seguire e da rafforzare.
Se si deve passare a un modello diverso, cioè a quello dell'Azienda Speciale Consortile per i Servizi Sociali, bisogna essere sicuri che il cambiamento servirà a migliorare.
In altri termini, è necessario essere certi che l'ASCCCA erogherà più servizi, in maniera più efficace e soprattutto con costi minori di quanto finora ha fatto il Piano di Zona S2.
Sono proprio questi gli aspetti della vicenda che aspettano di essere chiariti.
Questo interessa i Consiglieri comunali, ma soprattutto i cittadini e i fruitori dei servizi sociali, che non debbono correre il rischio di essere danneggiati dalla creazione di una nuova struttura che rischia di non essere in grado di mantenere le promesse fatte.
Infatti, la natura dell'ASCCCA non è meramente programmatoria, come nel caso del Piano di Zona S2, ma assume un ruolo ben più ampio e incisivo, in quanto diventa ente gestore a tutti gli effetti dei servizi socio-sanitari e - secondo quanto riportato nello statuto - potenzialmente anche di attività a rilevanza economica, come la gestione di farmacie pubbliche.
È proprio questa trasformazione strutturale, da convenzione ad azienda consortile, che avrebbe richiesto, da subito:
Tutto ciò non è avvenuto. A titolo di esempio si può vedere il riscontro del comune di Atrani alla nota del 24 gennaio 2025 del Presidente dell'ASCCCA. In poco più di un anno, le iniziali buone intenzioni si sono dissolte, lasciando spazio a un clima di opacità che ha inevitabilmente fatto crollare la fiducia nella governance dell'ASCCCA. Ad oggi, l'Azienda viene sempre più percepita come un contenitore poco chiaro, creato per motivi diversi dal miglioramento della qualità dei servizi, in cui le nomine e le dinamiche di funzionamento rischiano di rispondere più a logiche di collocamento che a criteri di merito.
Ne è un esempio la proposta di modifica dell'articolo 25 dello statuto, che elimina il riferimento alle figure professionali iscritte negli elenchi regionali (in linea con il Piano di Zona e la normativa regionale), per aprire la scelta del Direttore Generale alle regole generali della dirigenza pubblica: Si tratta di una decisione che mina profondamente la coerenza tecnica e la qualità professionale della futura gestione. A nostro avviso, in un ambito tanto delicato quanto quello dei servizi sociali, serve una figura altamente competente e specializzata, che conosca profondamente il territorio e le dinamiche del welfare locale, non un dirigente generico scelto secondo logiche burocratiche astratte.
Da ultimo, segnaliamo che, come giustamente ricordato anche da altri osservatori, non è stato predisposto il Piano Economico Finanziario (PEF) previsto dall'art. 17 del D.Lgs. 201/2022, obbligatorio per tutti gli affidamenti diretti in house di servizi pubblici a rilevanza economica. Non basta sostenere che l'obbligo valga solo per società in house: lo statuto dell'ASCCCA prevede chiaramente la possibilità di gestire anche attività commerciali come le farmacie, rendendo il PEF non solo necessario ma imprescindibile.
Ma il motivo che rende grave questa carenza è un altro. Non si ha un quadro chiaro dei costi che la nuova struttura comporterà, e non si è in grado di verificare se questa scelta gestionale in concreto risulterà più conveniente o meno conveniente del Piano di Zona attualmente operante. Un aumento dei costi di gestione (sedi, personale, Direttore generale, consulenti esterni di cui queste aziende sono sempre prodighe) si trasformerà, per forza di cose, in una riduzione delle risorse destinate ai servizi diretti ai cittadini. Su questo punto occorreva essere chiari, e invece è proprio su questo punto che non è venuta alcuna risposta.
In conclusione, senza trasparenza, senza una chiara base economica, senza criteri di nomina rigorosi e professionali, e senza un confronto leale tra tutti i partecipanti, l'ASCCCA rischia di essere solo un guscio vuoto, un carrozzone fuori controllo destinato a creare debiti da ripianare esattamente come è successo con altri enti analoghi.
Noi non ci opponiamo per spirito di parte, ma perché riteniamo che un'Azienda così importante debba nascere su basi solide, condivise e credibili, altrimenti sarà destinata al fallimento sin dalle prime battute.
Rimaniamo disponibili a confrontarci su proposte riformulate, che riportino al centro la fiducia, la competenza e la trasparenza, valori senza i quali nessuna riforma - per quanto ben scritta - può reggere alla prova dei fatti.
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Fonte: Il Vescovado
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