A pochi giorni dal patto firmato con il PD, il leader di Azione, Carlo Calenda, ha fatto retromarcia.

«È una delle decisioni più sofferte - ha detto - ma non intendo andare avanti con questa alleanza». A fargli cambiare idea l'aggiunta dei «pezzi stonati», cioè gli accordi che Enrico Letta ha stretto sia con Sinistra Italiana e Verdi sia con Luigi Di Maio e Bruno Tabacci.

«Enrico lo avevo già informato il giorno prima. Sapeva perché gliel'avevo detto, che non sarei stato nell'alleanza se si fosse siglato con Fratoianni, Bonelli e di Maio un patto che di fatto rendeva la coalizione un'ammucchiata», ha detto al 'Corriere della sera'.

E, così, Il fronte progressista messo pazientemente insieme dal segretario Pd per sfidare il centrodestra (FdI, Lega e Fi), dato come favorito nei sondaggi, ha perso un pezzo, quello di centro.

«Il Pd sarà ancora più determinato rispetto a prima. È chiaro che gli italiani, con questa legge elettorale, dovranno scegliere se essere governati da Meloni, dalle destre, o da noi. Questa scelta è netta e Calenda ha deciso di aiutare la destra, facendo quello che ha fatto». Questo il commento del segretario del Pd, intervistato al Tg1.

Nel dibattito interviene con un tweet Matteo Renzi: «Tra tante difficoltà, internazionali e domestiche, ora è il momento della Politica con la P maiuscola. Abbiamo una opportunità straordinaria (con il Terzo Polo, ndr)».

Calenda correrà da solo, a meno che non trovi un'intesa con Renzi, la strada più probabile e percorribile.

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