Tu sei qui: AttualitàDomenico De Masi su De Crescenzo: «Non ha mai ricevuto nessuno dei premi più importanti»
Inserito da (redazionelda), martedì 23 luglio 2019 17:01:46
Il sociologo Domenico De Masi è intervenuto ai microfoni della trasmissione "L'Italia s'è desta" condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell'Università "Niccolò Cusano".
«De Crescenzo era una persona di grandissimo distacco dalle cose plateali - ha affermato De Masi -, del resto si dichiarava seguace di Socrate. Nonostante avesse tanto successo con i suoi libri, non ha mai ricevuto nessuno dei premi più importanti. Vuol dire che una certa cultura riteneva che rendere gradevole la filosofia fosse un difetto anziché un merito. Ha avuto la cittadinanza onoraria di Atene per il ringraziamento del servizio di grande divulgazione della cultura greca. Molti importanti giornalisti recentemente hanno fatto mea culpa sul fatto di averlo snobbato. Mettendomi nei panni di Luciano, con cui sono stato amico per cinquant'anni, penso sia meglio tardi che mai».
«Con Luciano abbiamo fatto grandi chiacchierate sull'Italia oggi, lui sottolineava spesso che nella distinzione tra gli uomini di libertà, quelli più egoisti, e uomini di cuore, adesso stia prevalendo più l'egoismo che non la solidarietà, basti pensare al nostro comportamento nei confronti dei migranti» ha chiosato De Masi.
Sabato scorso, al termine dei funerali di De Crescenzo nella chiesa di Santa Chiara, nel suo elogio funebre De Masi ha sintetizzato il lascito del filosofo: «Io ho la visuale parziale che ha l'occhio del sociologo e sono abituato a sintetizzare. Luciano ci ha lasciato sei cose: la dimostrazione che le discipline scientifiche e la filosofia possono e devono andare d'accordo. Lui era filoso e ingegnere e ne era la dimostrazione. Ci ha lasciato l'importanza della purezza. L'importanza delle radici, siano esse culturali o geografiche. Il messaggio della bontà. Non l'ho sentito in cinquant'anni di amicizia mai parlare male di nessuno. L'importanza dell'allegria e del sorriso e infine la convivialità. Luciano non è mai stato uno, è stato sempre il gruppo. Vi rivelo un fatto, questi suoi amici carissimi negli ultimi momenti della vita di Luciano gli hanno cantato tutte le canzoni napoletane che amava. Tutti noi vorremmo morire così».
Fonte: Il Vescovado
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