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Il diritto di godere degli stessi diritti: questo non è un paese per tutti

Inserito da (redazionelda), sabato 2 giugno 2018 10:31:34

di Miriam Bella

Di fronte alla legge siamo tutti uguali, o almeno è così che dovrebbe essere, ma di fronte allo Stato? Quello Stato che - come Dio per chi ha Fede è sia padre che figlio, siamo noi tutti ma anche chi ci governa - di fronte ad esso abbiamo tutti lo stesso peso?

I miei diritti sono anche i vostri? Domande, queste, tutte retoriche, perché, anche se a primo acchito verrebbe da dire di sì, basta pensarci un attimo in più per vedere che in tutti i campi c'è sempre chi può e chi non può. Che è soltanto su carta che godiamo degli stessi diritti, mentre nella vita pratica c'è chi tutti i giorni vede privarsene senza strumenti a sufficienza per controbattere. "È la storia delle minoranze", direbbe qualcuno e forse avrebbe ragione. Fatto sta che uno Stato degno di questo nome dovrebbe occuparsi di tutti i suoi figli, nessuno escluso, esattamente come farebbe un padre esemplare. E come un buon padre dovrebbe occuparsi di chi, fra i suoi figli, vive un disagio maggiore, altrimenti rischiamo la fine di Sparta, in cui salvavano solo quelli di sana e robusta costituzione e tutti gli altri, inutili al combattimento, andavano dispersi su un monte, destinati a soccombere alle intemperie e alle fiere. Ma veniamo al punto della questione, anche se, mea culpa, io adoro tergiversare: chiunque non automunito desideri visitare la nostra Costiera e non disponga di un paio di gambe funzionanti ha come unica soluzione quella di restarsene a casa. In pratica, invece di ringraziarlo perché, uno, vuole farci visita e, due, evita di incrementare il traffico, altro problemino non da poco, noi gli impediamo di fatto di accedere alle nostre località. "E vabbè", direbbe sempre qualcuno, "ma se è in carrozzina la colpa mica è la nostra. "No, ci mancherebbe, ma non è neanche sua, dunque perché un servizio di cui io e voi possiamo fruire a lui viene negato? Sui bus della Sita è scritto a lettere cubitali: posti per disabili zero. Ammesso e non concesso che riuscissero a salirci, aggiungo io.

"Ma questi sono problemi più grossi di noi, ci deve pensare lo Stato", è sempre qualcuno a parlare. Lo Stato, io qui volevo arrivare, perché alla fine lo Stato siamo sempre noi e se non siamo noi maggioranza a lottare per i diritti delle minoranze, chi altri dovrebbe farlo? È necessario, oggi più che mai, un cambio netto di mentalità. È necessario che tutti noi si comprenda che se a un bambino diversamente abile vengono sottratte ore di sostegno a scuola, è a nostro figlio che le stanno togliendo; che le barriere architettoniche non fanno da ostacolo soltanto agli altri. Combattere tutti per i diritti di tutti; più forte per quelli di chi la guerra non riesce a farla.

Perché un diritto per essere tale deve poter essere goduto da tutti, a prescindere dal mezzo usato per deambulare. Un diritto che non sia goduto da tutti decade automaticamente e si trasforma in un privilegio.

Un romanzo del 2005 si chiama "Non è un paese per vecchi"; è triste constatare che ad oggi, checché se ne dica, il nostro non è un paese per tutti.

Fonte: Il Vescovado

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