Tu sei qui: AttualitàIl ribellismo nella società assopita
Inserito da (redazionelda), domenica 21 luglio 2019 17:55:10
di Raffaele Ferraioli
"Chi dorme non piglia pesci" è un antico, saggio proverbio oggi più che mai trascurato da una società che sembra essersi appisolata, assopita, narcotizzata. Una società che sembra voler fuggire ai riflettori, che quasi si nasconde, che si rifugia in periferia per cercarvi un diverso modo di vivere il tempo e lo spazio.
Questa, è la dimostrazione pratica, la prova più evidente della crisi dell'agricoltura: un crimine che grida vendetta, una vergogna che vuole giustizia. Un quintale di grano costa quanto una pizza e una birra! Come può l'attività agricola sopravvivere? E se essa scompare che cosa può succedere? Quali conseguenze ne possono derivare?
I governanti pensano alle banche, sono attenti e si preoccupano dell'andamento delle borse, del PIL, e di altre diavolerie economico-finanziarie.
Ma se vogliamo salvarci ed evitare la catastrofe finale dobbiamo dare una mano ai contadini, aiutare i pastori a sopravvivere, creare nuove opportunità per i giovani e per tutta quella ciurma di piccoli, grandi eroi della resistenza dei territori.
Nei piccoli paesi, fino a poco tempo fa rifugi sicuri per tenere vivo il territorio c'è, oggi, un clima di ribellismo diffuso quanto sterile e pericoloso. Una guerra non dichiarata fra chi ancora coltiva aspettative, insegue utopie, crede nei valori fondanti di questa società e chi scoraggia, sconsiglia, demotiva se stesso e gli altri.
Anche quando va a votare la comunità sceglie chi ha meno idee, premia i furbi più che i generosi, i mediocri più che gli intelligenti. Un rancore ingiustificato, sommerso, emerge e si afferma.
Eppure un paese è già di per se un luogo difficile, dove tira quasi sempre un vento contrario che complica il cammino di chi vuole misurarsi, realizzarsi.
Il rischio è che prevalgano i rassegnati sempre pronti ad alzare bandiera bianca, gli accidiosi impenitenti, i portatori di broncio, i dissuasori invidiosi. Vincerebbero gli incapaci e si affermerebbe una visione distorta della politica. Perderebbe chi ancora crede che vale la pena produrre pensieri geniali, battersi perchè lo sviluppo del proprio paese significhi migliorare la propria esistenza e garantire quella degli altri.
Fonte: Il Vescovado
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