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Tu sei qui: AttualitàMauro Laiso, il militare di Maiori ferito in Afghanistan sfilerà alla Festa della Repubblica

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Tra gli uomini delle Forze Armate che domani sfileranno ai Fori Imperiali

Mauro Laiso, il militare di Maiori ferito in Afghanistan sfilerà alla Festa della Repubblica

Inserito da (redazionelda), sabato 1 giugno 2019 08:37:19

Mauro Laiso, classe 1979, di Maiori, è un sottufficiale dell'Aeronautica Militare. Domani sfilerà a Roma in occasione della parata militare per la Festa della Repubblica.

Per volontà del Ministro della Difesa Elisabetta Trenta, è "l'inclusione" il tema scelto per le celebrazioni del 73esimo anniversario della proclamazione della Repubblica.

«Il concetto di inclusione - ha spiegato il Ministro - significa considerare come parte integrante della Difesa tutti i militari, anche quelli che si sono ammalati in servizio. Nessuno deve rimanere indietro, avremo con noi anche i rappresentanti delle vittime del dovere ed i caduti per la Patria. Inclusione vuol dire che parteciperanno per la prima volta anche i civili della Difesa e la riserva selezionata».

Laiso, Primo Aviere Capo (1°AO) è in servizio dal 2 agosto del 1999. Sin dall'inizio della sua carriera si è sempre occupato di difesa delle istallazioni e del personale. Attualmente è operatore di forze di protezione speciali. In vent'anni di carriera ha partecipato e collaborato, nell'ambito "Force Protection", a numerose missioni nazionali e internazionali, NATO e ONU e operato in teatri quali Albania, Kosovo, Afghanistan.

 

A Herat, il 3 aprile del 2009, durante un'attivazione di difesa dell'aeroporto militare, l'attacco improvviso di ribelli locali provocò il ferimento di Laiso.

Un vero e proprio rocket attack: mortai artigianali furono fatti esplodere lungo il perimetro della pista di volo e all'uscita dal mezzo blindato, per rispondere al fuoco, Laiso finì in una buca procurandosi la torsione del ginocchio che provocò la rottura del menisco e legamento crociato destro. Obbligato il rientro anticipato in Italia. Dopo una lunga e complicata riabilitazione gli è stato riconosciuto il distintivo d'onore di ferita in servizio e io status di vittima del terrorismo, del dovere ed equiparati. Per questo è stato scelto tra pochi a rappresentare l'Aeronautica nella prima sfilata dei Veterani domani, a Roma, per la Festa della Repubblica.

Come da tradizione, si partirà dall'Altare della Patria, dove, alle 9 e 15, il presidente Mattarella deporrà una corona di alloro sulla Tomba del Milite Ignoto. Alle 10, in via dei Fori Imperiali, avrà inizio la Parata militare con esibizione delle Frecce Tricolore.

Alla vigilia dell'evento abbiamo intervistato* Mauro Laiso.

 

Vent'anni nelle Forze Armate. Le ragioni di una scelta. Cosa vuol dire essere militare oggi?

Da sempre ho sognato di essere un militare, da quando bambino mio padre Massimo mi raccontava - lo fa ancora oggi - con tanta passione la sua esperienza durante il servizio di leva offerto all'Aeronautica militare. Posso affermare con certezza che l'amore per l'Arma Azzurra sia frutto dei suoi racconti ma che a supportarmi in questa scelta sia stata mia madre Nunzia. Essere un militare oggi non credo sia diverso da ieri, lo si fa con gli stessi ideali e lo stesso spirito di sacrificio. Anche se, come ripeto sempre, non siamo noi a sacrificarci per la Patria, ma sono le nostre famiglie a sacrificarsi per essa, ed anche questo non cambierà mai. Spesso siamo impegnati fuori dai confini nazionali; per periodi lunghi, siamo lontani per esercitazioni e addestramento; siamo impiegati in servizi di vigilanza diurna e notturna 365 giorni l'anno, perché la difesa della Patria e la salvaguardia delle istituzioni è un dovere che si esercita con continuità e, senza il supporto dei nostri cari, sarebbe un obiettivo difficilmente raggiungibile.

 

C'è un episodio che ha segnato la tua carriera. Cos'è cambiato nella tua vita e nella tua testa dopo quel giorno?

In tutta la mia carriera, l'episodio che mi ha più segnato in senso positivo che negativo è senza dubbio la missione in Afghanistan. Missione non solo difficile dal punto di vista ambientale e climatico, ma soprattutto dal punto di vista morale. Il mio lavoro, nello specifico, riguarda il settore della Force Protection ma in senso più ampio il nostro obbiettivo in Afghanistan era ricostruire. I talebani con i loro continui e ripetuti attacchi che avevano come unico scopo creare paura e terrore fra i cittadini rendevano il nostro operato più difficile. Durante un attacco alla nostra base ho riportato una seria ferita al ginocchio che mi ha costretto anzitempo al rientro in Italia; tale rientro anticipato mi ha lasciato professionalmente, per un lungo periodo, un senso di incompiuto, ma, come da tutte le cose negative, anche in questo caso si è avuto un risvolto positivo. Durante il lungo e faticoso periodo di riabilitazione ho avuto modo di conoscere l'amore della mia vita, Alessia, dai cui ho ricevuto le mie due principesse, Giorgia e Aisha.

 

Si dice che senza la guerra non si può avere la pace. Tu che hai fatto parte di operazioni importanti nelle zone più rischiose del mondo, ti senti operatore di pace?

Non penso che senza la guerra non si possa avere la pace, ma credo che spesso la voglia di pace ci spinga al punto che per ottenerla si debba fare la guerra. Personalmente non mi sento un operatore di pace in senso stretto ma, come tutti i militari, ho offerto i miei servizi per la necessità nazionale di salvaguardare lo Stato da minacce provenienti oltre i suoi confini.

 

La Costiera Amalfitana è il posto più bello al mondo ed è difficile staccarsene. Com'è stato e com'è vivere lontano dagli affetti sapendo sempre di rischiare la vita?

Stare lontani dalla Costiera è la vera impresa eroica, forse la più difficile delle missioni a cui siamo sottoposti non solo noi militari: mi riferisco a chiunque per necessità, ad esempio lavorative, sia costretto a starne per lunghi periodi lontano. Fortunatamente i mezzi di comunicazione odierni ci aiutano, anche nelle missioni più lontane, a stare in contatto diretto e quotidiano con familiari e amici.

 

Domenica c'è la parata militare del 2 giugno, la Festa della Repubblica, e tu vi sarai, per la prima volta, a rappresentare la tua forza armata. Un omaggio a chi, ferito nel corpo o nell'anima in teatro operativo, porta su di sé i segni delle ferite, a chi si ammala per il servizio, alle famiglie di coloro che sono morti per la difesa della Patria. Qual è il tuo stato d'animo alla vigilia di questo importante appuntamento e quale significato dai alla tua presenza?

Quando ho ricevuto la telefonata con cui mi avvisavano che avrei partecipato come veterano dell'Aeronautica militare alla parata per la festa della Repubblica, ho pensato fosse uno scherzo da parte dei colleghi. Ci sono volute numerose chiamate per convincermi, fino alla convocazione nell'ufficio del mio alto comando. Le emozioni sono arrivate tutte insieme: orgoglio, gioia, la ciliegina sulla torta per festeggiare i miei vent'anni di servizio e i quaranta di età. Sono fiero di rappresentare i veterani dell'Aeronautica e la Costiera, ma soprattutto sono grato al Ministro della Difesa che per la prima volta nella storia della Festa della Repubblica ha voluto fortemente la nostra presenza. (e.a.)

* Si ringrazia l'Aeronautica Militare per la gentile concessione.

 

Fonte: Il Vescovado

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