Tu sei qui: AttualitàNon paghi la fattura? Lo racconto su Facebook
Inserito da (redazionelda), sabato 21 novembre 2015 08:44:36
Dalla pagina "Linked in", noto social network professionale, l'Avvocato Cassazionista Stefano Comellini ha commentato una singolare ordinanza del Tribunale di Roma.
Se non paghi le fatture lo scrivo su Facebook e se mi denunci per diffamazione perdi ed il giudice ti condanna anche a pagare le spese legali. Questa la sintesi estrema dei fatti.
L'interessante ordinanza del Tribunale romano è anche forse la prima ad applicare l'art. 21 della Costituzione inerente le manifestazioni di pensiero in rete.
Un imprenditore che non aveva onorato alcune fatture verso un fornitore avanza al giudice la richiesta di rimozione dei contenuti, postati dal creditore su Facebook e su alcuni Blog, nei quali rimarcava il mancato pagamento delle proprie spettanze. Secondo il debitore tali contenuti erano da ritenersi diffamatori ed offensivi della propria reputazione. Il Tribunale di Roma ha respinto la domanda condannando il debitore a pagare anche le spese legali del processo.
Secondo i Giudici le dichiarazioni postate in rete sui social "costituiscono espressione del diritto di libera manifestazione del pensiero, sancito dall'art. 21 della Costituzione, rappresentando - la divulgazione di uno scritto via internet - estrinsecazione del legittimo diritto di cronaca e critica".
Attenzione però a non esagerare e a non enfatizzare inutilmente i fatti che devono essere veri e dimostrabili, si considerano "lecito esercizio del diritto di cronaca/critica" se sussiste l'interesse pubblico alla conoscenza del fatto e se nell'esposizione ci si attiene ai fatti senza offese o inutili volgarità (correttezza formale dell'esposizione).
Da oggi si potrebbero creare vere e proprie "social black list" di personaggi o aziende abituati non pagare quanto pattuito. Facebook comincia a fare più paura di qualsiasi recupero crediti. Insomma tempi duri per i soliti furbetti, abituati a non pagare anche fatture di piccolo importo, ben consci che l'attivazione della procedura di recupero crediti in Italia è costosa ed il tempo per veder riconosciuto il proprio diritto al pagamento è non proprio rapidissimo.
Fonte: Il Vescovado
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