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Attualità

Integrazione e comunità

Prato e la “sua” Chinatown: il racconto di Zhao tra lavoro, tradizioni e curiosità

Con circa il 20% della popolazione di origine cinese, Prato è la città italiana con la più alta incidenza di comunità provenienti dal Sol Levante. In un’intervista, Zhao – imprenditrice ben integrata – racconta usi, rapporti con i pratesi, sfide e stereotipi, dal culto del lavoro alla vita familiare, passando per aneddoti che mostrano come, tra differenze e somiglianze, l’integrazione sia un processo in continua evoluzione.

Inserito da (Admin), mercoledì 13 agosto 2025 17:14:25

di Alberto Quintiliani, dirigente Monte Paschi di Siena in quiescenza

Questa scritta, che da tempo circola in qualche parte della Citta di Prato e periferia, si può interpretare con due differenti chiavi di lettura: insofferenza nei confronti della massiccia e - sotto certi aspetti - 'ingombrante' presenza della comunità cinese nel territorio, o per mettere sotto i riflettori una caratteristica che fa di Prato la prima città d'Italia per la presenza numerica dei ‘figli del Sol Levante' presenza che, per incidenza percentuale sul totale della popolazione residente - circa il 20% - è la prima città italiana e la terza europea, dopo Parigi e Londra.

Per rispondere a questo quesito, cercare di conoscere meglio questi (ormai a tutti gli effetti) nostri concittadini e ‘fotografare' più in generale il ‘Pianeta Cina' a Prato, l'unico sistema praticabile ed attendibile è quello di parlarne con un cinese, impresa peraltro molto difficile, perché i cinesi sono molto ri- servati, sono gelosi della loro vita privata, e dei loro usi, costumi e tradizioni.
Dopo diversi tentativi sono riuscito a ‘catturare' l'adesione, per parlare dei cinesi a Prato, con una Signora cinese ‘doc' di cui, come da mia promessa, non indico le generalità, ma soltanto il nome ‘Zhao'. Questa Signora vive ormai da anni a Prato, ove si è integrata molto bene. Conosce gli usi, costumi, tradizioni ed aspirazioni dei suoi conterranei, oltre che, ovviamente, per essere cinese, anche per il fatto di essere socia con un mio amico pratese in uno studio immobiliare, che tratta prevalentemente con cinesi.

«Ni Hao Zhao, Ni Hao Ma?» - faccio sfoggio di cultura cinese traducendo poi in italiano. «Ciao Zhao come stai?» (sono stato tre volte in Cina per attività professionale, poi per conoscenze pratesi, e qualche parola di cinese l'ho imparata!).

Data la mia curiosità comincio subito con una raffica di domande rivolte alla mia gentile interlocutrice:

D Inizio la conversazione, Zhao, con qualche domanda alle quali ti prego di rispondermi con sincerità: cosa ne pensi delle scritte su muri e ponti viari di Prato e periferia? Si tratta di goliardate o sottintende qualcos'altro?, Come sono i rapporti cinesi-pratesi? In particolare i cinesi nati a Prato che rapporti hanno con la Città? Se ne sentono parte integrante o soltanto ospiti? E con l'Italia?

R Indubbiamente la massiccia presenza di cinesi sul territorio (che stimo in oltre 30/35.000 unità, per una percentuale di circa il 20% della popolazione residente) qualche problema lo comporta, in quanto molto spesso entrano in contatto, ed a volte in conflitto, culture, tradizioni ed aspirazioni, differenti. Direi che in generale i rapporti interpersonali sono abbastanza buoni. Certo ogni regola comporta delle eccezioni e pertanto ci può essere qualche episodio che farebbe supporre il contrario, tipo le scritte sul ponte e sui muri. I cinesi, seppure senza enfasi particolare, generalmente rispettano l'Italia, che è il paese che li ospita, e che permette loro di vivere e pro- sperare. Tuttavia è da sottolineare come i cittadini cinesi - anche quelli dell'ultima generazione- che sono nati a Prato e parlano il pratese, come i pratesi doc, non si sentano affatto italiani, ma cinesi e mantengano saldi legami culturali ed affettivi con la madre patria. I giovani nati a Prato presentano inoltre la curiosa caratteristica di parlare bene il cinese, come si parla in famiglia, ma non lo sanno assolutamente scrivere, mentre parlano e scrivono correttamente in italiano.

D ‘Xiexie' Zhao, altro semplice sfoggio di cultura cinese: Gra­zie Zhao, adesso parto con un'altra serie di domande: gi­rando per la nostra ‘Chinatown Pratese', ovvero la zona di via Pistoiese, non trovo particolari differenze con il grande comprensorio di Zhejiang, nella Cina meridionale, ed in particolare dalla città di Wenzhou, di cui ho avuto modo di visitare qualche scorcio e da cui provengono larga parte dei cinesi immigrati a Prato. Anche qui ­ come la ­ è tutto un fervore di attività, un brulicare di formiche operose, senza considerare tutti quelli che lavorano in nu­merosissimi laboratori del comprensorio e perfino nelle abitazioni private: ma quante ore al giorno lavorano i ci­nesi? In Cina, in moltissimi comprensori industriali, ho visto all'ingresso delle fabbriche giganteschi pannelli che mi è stato riferito­ contenevano le foto degli operai be­nemeriti. Come mai questo significativo riconoscimento agli operai che lavorano in quelle fabbriche?

R Vedi Alberto, devi pensare che I cinesi hanno il culto del lavoro e per questo motivo non vedrete mai un cinese pulire i vetri delle auto ai semafori, o chiedere l'elemosina in strada. Se lo facessero verrebbero guardati con disprezzo dagli altri cinesi. Finché le forze lo consentono un cinese la- vora duramente: mai sotto le 10 ore al giorno, per arrivare anche a 16 e più ore. Operando a Prato, soprattutto nel tessile, il cinese sa che più pezzi di articolo produce e più guadagna. Per quanto riguarda le foto degli operai benemeriti esposte nelle fabbriche in Cina devi considerare che l'operaio è generalmente legatissimo all'azienda in cui lavora, perché gli consente di vivere insieme alla propria famiglia. L'operaio vuole il bene dell'azienda e si attiva per farla crescere e prosperare. Come atteggiamento direi che si identifica con l'azienda, che considera come fosse di sua proprietà. Anche a questo particolare comportamento positivo degli operai si deve il successo economico che la Cina sta ottenendo nel mondo.

D Un'altra bordata di domande Zhao: Cosa chiedono i cinesi alle nostre autorità per integrarsi meglio? Le famiglie ci­nesi che vivono a Prato quale futuro professionale auspi­cano per i loro figli? Hanno rapporti di amicizia con altre famiglie italiane? Si interessano della politica italiana? Quest'ultima domanda te la rivolgo perché ho appreso tempo fa, da un servizio televisivo nazionale, che un cinese nato a Prato è diventato (primo caso in Italia) il se­gretario locale di un partito politico. Al giornalista che lo intervistava ha dichiarato il suo prossimo obiettivo: an­ dare in parlamento e diventare il primo cinese ‘onorevole'.

R Come ho detto prima i cinesi, seppur in maniera distaccata, hanno generalmente un ‘accettabile' rapporto con i Pratesi. Dal momento che qui pagano le tasse, qui sono nati i loro figli, qui è la loro vita, vorrebbero semplicemente essere trattati come tutti gli altri italiani, senza discriminazioni o pregiudizi. Su Prato il destino dei giovani è praticamente quello di seguire le orme dei genitori nelle varie attività imprenditoriali. Comunque, non tutti seguiranno questo indirizzo, in quanto ci sono molti ragazzi volenterosi, che studiano con profitto e che invece vogliono diventare professionisti nelle più svariate specializzazioni. Per quanto riguarda la politica italiana, direi che alla quasi totalità dei cinesi non interessa affatto, se non per gli aspetti che li toccano da vicino. Il cinese politico che hai rammentato, che ha l'ambizione di entrare in parlamento e che io conosco: Zhou Liude (essendo nato a Prato il nome Italiano è Luca), nella nostra comunità viene considerato una sorta di ‘mosca bianca'. Sul versante sociale ti posso dire che effettivamente non esistono molti rapporti di amicizia tra famiglie cinesi e pratesi, anche per effetto della lingua diversa che rappresenta un potente diaframma di separazione. Né del resto, generalmente, il cinese che lavora e vive in un ambiente tutto cinese ha tempo da dedicare all'apprendimento del- l'italiano, che balbetta appena. Qualche contatto maggiore si verifica per effetto delle amicizie scolastiche, che nascono, specialmente all'asilo ed alle elementari (essenzialmente in occasione di feste di compleanno), tra i bambini italiani e cinesi. Per i bambini essere italiani, cinesi, americani, europei, indiani, africani, filippini o di altra nazionalità non fa la minima differenza - ed aggiungo - che bello!

D Condivido totalmente Zhao. Ma adesso cosa mi dici della leggenda metropolitana secondo la quale i cinesi sono im­mortali? Nessuno ha mai visto un funerale cinese, in quanto si dice che, morto un cinese, è subito pronto un altro a rimpiazzarlo.

R Che i cinesi siano immortali è purtroppo soltanto una favola. Devi pensare che tutti, e dico tutti, i cinesi che vivono in Italia, quando diventano anziani vogliono tornare in Cina e morire là. Un cinese, già al raggiungimento di un'età in- torno a 50 anni, si fa preparare una tomba in patria, per riposare nella sua, e dei suoi antenati, terra di origine. Invece quelli che purtroppo muoiono improvvisamente, o che non fanno in tempo a ritornare, fanno portare in Cina le loro ce- neri. Nessun mistero quindi, nessun rito magico e nessun avvicendamento di persone. I funerali cinesi, rispetto a quelli italiani, sono molto semplici: al massimo una macchina con esposta una foto del defunto gira nella comunità in cui vivono i parenti e conoscenti. Tutto qui!. Comunque, sotto questo aspetto, è anche da considerare che la quasi totalità della comunità cinese di Prato è generalmente giovane.

D Senti Zhao, un'ultimissima domanda, anche se non ri­guarda l'ambiente pratese: che ne pensi della legge in vi­ gore da diversi anni in Cina che, contrariamente al passato, consente alle coppie la nascita di un solo figlio, pena, in caso contrario, pesanti multe, revoca di alloggio, non ammissione alle scuole, costrizione all'aborto ecc.

R Sono assolutamente d'accordo con quella legge. Del resto su questo, come su altri argomenti, ci troviamo in presenza di culture differenti tra gli abitanti delle città e quelli delle campagne: in città da molti anni le nascite sono state sempre di gran lunga inferiori a quelle delle campagne. Più nascite significano più bocche da sfamare e più problemi da risolvere. Quindi una sorta di contingentamento - in un grande paese di circa un miliardo e mezzo di abitanti - è necessario per evitare crescite abnormi della popolazione. La protesta e l'insofferenza nei confronti della legge viene praticamente quasi esclusivamente dalle zone rurali o più povere del paese. Vedi su questo, ed altri cambiamenti culturali che vanno nella direzione di assimilare i nostri modelli di vita a quelli del mondo occidentale, c'è adesione in larga parte del nostro paese. Su quest'ultimo aspetto ti posso assicurare, anche se stenterai a crederlo, che la Cina in questi ultimi tempi, contrariamente al passato e a quanto si legge nei giornali, è diventata molto più attenta ai problemi dell'ecologia e dell'inquinamento.

Mentre mi accingo a ringraziare e salutare la mia Gentile interlocutrice, dandoci appuntamento per prossimi colloqui, interviene a chiusura della conversazione il mio amico pra­tese, socio di Zhao che, come ciliegina sulla torta, mi racconta un episodio particolare che ha vissuto in un suo precedente viaggio di affari in Cina: «Premetto che in Cina - contrariamente all'Italia - è molto facile parlare con le varie autorità locali, anche importanti, per discutere di progetti di investimento, reperimento di risorse ed argomenti correlati. Tempo fa avevo un appuntamento a pranzo, insieme a Zhao, con il Sindaco della città ove abbiamo in corso di studio un progetto urbanistico. All'ultimo momento l'incontro è stato disdetto in quanto ci è stato comunicato che il Sindaco era stato oggetto di una ispezione improvvisa da parte del Governo regionale. Chiesto per curiosità il motivo dell'ispezione mi è stato comunicato che in Cina è prassi normale la verifica della qualità ed i risultati del lavoro svolto dalle autorità locali nell'interesse dei cittadini, rispetto agli obiettivi programmati. Se per qualsiasi motivo questi obiettivi non vengono raggiunti l'interessato viene immediatamente rimosso dall'incarico».

Ringraziato il mio amico per la sua interessante testimonianza, pensando a cosa potrebbe succedere in Italia in pre­senza di analoghe direttive (!), e, nel congedarmi dai miei interlocutori, camminando per la nostra ‘Chinatown' ho verificato di persona come i cinesi abbiano assimilato molto bene (alcuni, anche se non certo i migliori!) nostri comportamenti ‘occiden­tali': ad un incrocio un'anziana signora in bicicletta, nonostante il semaforo rosso, ha pro­ seguito diritto. Una gio­vane cinese in auto, che doveva svoltare, se l'è trovata davanti, ha frenato bruscamente per non investirla, ha aperto il finestrino e l'ha apostrofata brutalmente con ‘... a str...za...... ma vaffan.....lo....'

Decisamente anche questo episodio, insieme ad altri, va nella direzione dell'integrazione e della globalizzazione in atto!!!

Fonte: Il Vescovado

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