Tu sei qui: AttualitàRagazzi, chiamatemi Paolo
Inserito da (redazionelda), venerdì 22 marzo 2019 17:15:17
Venerdì 15 Marzo, nella sala consiliare del Comune di Cava de'Tirreni, si è svolta la premiazione di alcune personalità del mondo della Comunicazione. Il premio ComunICARE è stato assegnato al giornalista sotto scorta Paolo Borrometi, alla professoressa Anna Bisogno e a Padre Enzo Fortunato.
La nostra classe, la III A E del Liceo economico-sociale "De Filippis-Galdi", ha avuto la straordinaria occasione di incontrare un giornalista vero, uno di quelli che rischiano la vita ogni giorno per raccontare la verità a noi cittadini: Paolo Borrometi. Anzi, Paolo: così ha voluto che lo chiamassimo! Il suo approccio ci ha colpito fin da subito: rivolgendosi direttamente a noi ragazzi, ha parlato in modo semplice. Dritto al cuore. Mentre la sua scorta, presente per tutto il tempo nell'aula, lo teneva d'occhio in modo discreto, ci ha raccontato la sua difficile vita privata e la sua carriera.
Ha deciso di fare il giornalista a nove anni, quando, nel bel mezzo di una comunione, vide tutti gli adulti fare capannello davanti a un televisore e volle guardare anche lui. Era il 23 maggio 1992. Giovanni Falcone, la moglie e tre agenti della scorta morirono in uno spaventoso agguato di mafia: la strage di Capaci.
Ci ha detto di quando ha denunciato infiltrazioni mafiose nel ‘Consorzio del pomodoro Pachino' che ora, grazie a lui, è un marchio pulito.
Ci ha rivelato di quando è stato aggredito nella sua villa di campagna subendo una menomazione alla spalla destra, episodio dolorosissimo anche perché per lui quello era un luogo sacro. E la mafia lo ha profanato.
Ci ha raccontato di come è scampato, grazie alle Forze dell'ordine, a diversi agguati di stampo malavitoso.
"Se qualcuno sostiene che la vita sotto scorta sia un privilegio, portatelo da me e gli farò provare cosa significa vivere senza poter andare a vedere una partita di calcio, senza poter andare al cinema, senza poter fare una passeggiata con la propria ragazza!". Queste sono le parole di Paolo che ci hanno più commosso ed emozionato. La sua vita è un continuo sfuggire alle intimidazioni, alle minacce e agli attentati della mafia. Nonostante sia costantemente in pericolo, però, Paolo ci ha comunque incoraggiato a non essere indifferenti dinanzi alle ingiustizie. Abbiamo capito che quello del giornalista non è un lavoro semplice, ma una incessante lotta per una società migliore.
Paolo ci ha sicuramente trasmesso dei valori fondamentali attraverso la sua testimonianza diretta e incisiva. Ci siamo sentiti speciali e fortunati ad aver incontrato una persona vera e un vero giornalista. Per la prima volta ci siamo percepiti non come il futuro di questo paese, ma come il suo presente.
Articolo a cura dei ragazzi dell'Istituto "De Filippis-Galdi" frequentanti Corso di Giornalismo nell'ambito del progetto Alternanza Scuola-Lavoro.
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Fonte: Il Vescovado
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