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Salvare la Costa d'Amalfi: il progresso non è fatto di automobili

Inserito da (redazionelda), martedì 25 aprile 2017 09:33:47

di Paolo Russo*

Non sono un passatista, non rimpiango i "bei tempi antichi", apprezzo anzi i progressi della scienza e della tecnica quando servono a migliorare la vita delle persone. Di fronte però a quello che stiamo vivendo in Costiera in questi giorni, mi rendo conto che occorre fermarsi a riflettere. Accade infatti che la Costiera (intesa alla lettera come "via lungo la costa") sta esplodendo, che il carico di autoveicoli circolanti è divenuto del tutto insostenibile per una strada notoriamente stretta e tortuosa come la nostra, oltre che disseminata di dissesti.

E' evidente che tutto questo attesta di un'economia che funziona, di un turismo che vive un boom e che ricade positivamente sull'imprenditoria e sull'occupazione tutta. Potremmo fermarci qui, ed accettare il traffico e i suoi disagi come l'effetto collaterale di una crescita incontrollata ma proficua. Eppure non è così. La politica e la pubblica amministrazione (ma anche il semplice buon senso) hanno l'obbligo di utilizzare uno sguardo prospettico, di valutare cioè il senso delle proprie scelte proiettato nell'avvenire, poiché sono spesso scelte che determinano andamenti non più modificabili. Allora credo che, di fronte a una "cultura dell'automobile" mai messa realmente in discussione pure in un territorio che ne soffre, come il nostro, si debba iniziare a domandarsi se e come sia opportuno tornare indietro.

Perché lo sconvolgimento che le code infinite di auto stanno infliggendo al paesaggio, all'ambiente, alla natura, alla salute pubblica, nonché ovviamente all'esistenza quotidiana e ai bisogni delle persone (residenti o turisti che siano), minaccia di avvelenare anche le nostre menti. Stiamo cambiando, infatti, non solo le abitudini di vita, il nostro modo di agire e di rapportarci agli altri e alla realtà, ma anche il nostro modo di essere: fermarsi a osservare il tratto delle colline, percepire il suono delle onde, contare quante stelle si vedono al crepuscolo, sono ricchezze che non ci appartengono più. Significa che siamo più poveri, e lo sono anche quelli che si sentono ricchi (solo) di denaro, e lo sono anche i visitatori, che visitano sì ma senza più gustare, con la lentezza che occorre, le bellezze che qui ancora permangono.

Inoltre, né i turisti sono illimitati né la loro paziente accettazione: di questo passo cominceranno a scegliere altre mete. E' dunque anche per una ragione economica che andrebbe, a mio parere, riconsiderata la serie di interventi sulla mobilità che la Regione Campania si è di recente impegnata a finanziare: sono tutti interventi relativi al trasporto su gomma, cioè alle auto (rifletto che anche i vettori meccanici richiedono ampie aree di parcheggio, e perciò più traffico veicolare).

"Ben vengano questi interventi!" sarebbe facile commentare, ma forse non è così. Ben vengano nell'immediato, e soltanto per quelli di piccola entità; ma a lungo termine bisogna pensare ad altro, bisogna ripensare alla mobilità come al più urgente e grave (perché è il più difficile da risolvere) dei problemi della Costa d'Amalfi. Non sono né un tecnico né un esperto della materia, ma constato che altrove (penso alle Cinque Terre) il tema è stato affrontato con coraggio: ferrovie, vie del mare realmente utilizzabili, limitazioni alla circolazione privata, sostegno al trasporto pubblico, etc.

E' il momento di pensare in grande, di sognare, è superato il tempo dell'assurda contrapposizione tra sviluppo economico e rispetto dell'uomo e del suo ambiente, anzi in costiera non può aversi l'uno se manca l'altro. Insomma, l'automobile non necessariamente (o non più) equivale a maggiore libertà. Nemmeno per quegli amministratori e operatori che vedono oggi prosperare gli affari, ma che stanno inconsapevolmente (e irresponsabilmente) rinunciando al domani: che è il domani di tutti.

*docente in Diritto, presidente del Consiglio Comunale di Minori

Fonte: Il Vescovado

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