Tu sei qui: CronacaA Cava rinvenuto antico stemma nobiliare, Livio Trapanese: «Ha ben 188 anni»
Inserito da (redazioneip), lunedì 17 settembre 2018 16:35:17
Un reperto che conta ben 188 anni è stato ritrovato a Cava de' Tirreni, presso la sede dell'amministrazione comunale. A raccontare l'episodio è stato il giornalista cavese Livio Trapanese che, sui social, ha raccontato di essere stato contattato d'urgenza dalla dottoressa Liliana Noviello, dell'ufficio segreteria del sindaco.
Accorso presso la Sala Consiliare, Trapanese ha avuto modo di osservare il ritrovamento, ovvero un stemma in gesso con impresso due leoni rampanti, all'angolo destro in alto e sinistro in basso, due gigli angioini su una fascia trasversale e, alla base, la data 1830. Il simbolo misura in altezza cm 80 e in larghezza cm 55 con impresso ed è stato ritrovato, per puro caso, in un locale adiacente il salone d'onore, adibito a deposito.
Trapanese e i suoi collaboratori non hanno perso tempo ed hanno subito contattato il professore Salvatore Milano, massimo storico metelliano: «Eseguito un rilievo fotografico, - scrive Trapanese sui social - ci siamo subito messi in contatto con lo studioso per eccellenza della Città di Cava de' Tirreni, il professore Salvatore Milano, il quale, alle nostre precise indicazioni, ci confortava nell'attestare che trattavasi di un reperto facente parte del "monte" dell'Architetto Vincenzo Della Monica, coniugato con la nobil donna, Antonella Grimaldi, della nota famiglia napoletana e che le rappresentazioni sullo stemma appartenevano alla casata Della Monica».
«Lo stesso dottor Milano aggiungeva che nella Chiesa parrocchiale di San Pietro a Siepi se ne possono ammirare altri tre, come un altro lo troviamo impresso a pagina 50 del volume da lui scritto per la secolare Chiesa, poi Santuario, di San Francesco e Sant'Antonio. Milano aggiungeva anche che l'Arcitetto Della Monica era molto attento ai bisognosi e le fanciulle residenti nelle Frazioni di San Pietro e della Santissima Annunziata, quando andavano in sposa, ricevevano una congrua dote, come testimoniato anche da coevi del tempo, affermando che tale pratica era stata attuata fino ai primi del ‘900. Noi, avvalendoci della maestria del maestro fotografo free lance, il fraterno amico Ferdinando Bottiglia, qui lo pubblichiamo anche a colori. Speriamo che il rinvenuto calco in gesso, che conta 188 anni, trovi una giusta collocazione» conclude Trapanese.
Fonte: Il Portico
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