Se lo ritroveranno di fronte in un'aula di giustizia e, sotto i suoi occhi, dovranno svelare i particolari più intimi e scabrosi della loro amara adolescenza. Dovranno ripetere ancora una volta delle sue mani adagiate con violenza sui loro corpi ancora innocenti. Si apre, così, il processo che vede coinvolto, con l'accusa di violenza carnale sulle due figlie, all'epoca dei fatti minorenni, Silvio Marini, camionista cavese, difeso dagli avvocati Marco Salerno e Maurizio Mastrogiovanni. Fra dieci giorni - l'udienza è fissata per il 17 aprile davanti alla I Sezione Penale del Tribunale di Salerno - le due giovani E. M. e M. M., entrambe costituitesi parte civile ed assistite dai legali Giovanni Del Vecchio e Leonardo Cotugno, verranno ascoltate come parte offesa. Sarà, inoltre, presentata la consulenza del perito Panfilo Maiorino, nominato dai difensori sull'attendibilità delle prove portate in aula. Già nel giugno scorso, al termine dell'udienza preliminare, il giudice Francavilla, su richiesta del pm Maria Carmela Apolito, aveva rinviato a giudizio l'uomo. Sarà ancora un'aula giudiziaria a vederli di fronte per raccontare una vicenda raccapricciante, che ha indotto i difensori delle due giovani a chiedere la convocazione dell'udienza a porte chiuse. Una storia di emarginazione. Lui camionista, la moglie affetta da una grave forma di schizofrenia, due figlie all'epoca dei fatti minorenni ed un fratello che ancora oggi non accetterebbe l'idea del padre aguzzino. A squarciare il velo del silenzio la confessione choc delle due ragazze alla fine del 2000, dopo il matrimonio che per loro ha aperto la via della libertà. Secondo l'accusa, dal ‘92 fino al ‘99 l'uomo avrebbe abusato delle figlie, adescandole con pressioni psicologiche e fisiche. Per quasi 7 anni, dunque, costrette a subire maltrattamenti, fino all'abuso sessuale. Secondo il loro racconto non si tratterebbe di rapporti completi, ma di palpeggiamenti ed altre molestie.