I ragazzini italiani sono in balia dell'alcol. A puntare i riflettori sul problema un articolo de "La Stampa" oggi in edicola, che parla di quantità eccessive e di precocità nell'assunzione.

Con il primo bicchiere a 11 anni d'età, siamo i più precoci d'Europa. E spesso si beve per omologazione agli altri o per sballarsi, insieme all'assunzione di sostanze stupefacenti.

Secondo l'Istat, sono circa 800mila i minorenni di età compresa tra i 16 e i 17 anni che abusano di alcol. Diminuisce il consumo di vino, che fino a poco tempo fa in Italia era associato alla tradizione in un contesto familiare, e aumenta quello dei superalcolici, dei quali si abusa nel fine settimana, nei locali notturni.

Gli studi hanno dimostrato in modo inequivocabile che l'alcol è dannoso almeno fino ai 18 anni, con conseguenze non solo a carico del fegato, ma anche del cervello e del sistema nervoso. E i giovani lo sanno, ma se ne disinteressano o sottovalutano il problema.

I danni più noti dell'alcol sono quelli a carico del fegato, che insieme all'apparato digerente nei giovani maturano poco prima di 20 anni. A livello cerebrale, effetti a breve termine sono sbalzi d'umore, riflessi lenti e perdita della memoria breve, ma ripercussioni si possono avere anche nel lungo periodo, in termini di memoria e intelligenza. Inoltre, chi inizia a bere prima dei 16 anni ha un rischio quattro volte maggiore di sviluppare dipendenza in età adulta rispetto a chi inizia non prima dei 21 anni.