Tu sei qui: CronacaAltruisti o zeloti?
Inserito da Lello Pisapia (admin), sabato 20 maggio 2000 00:00:00
Nell'attuale contesto storico, in una società occidentale caratterizzata vieppiù da una progressiva divaricazione tra fasce sociali opulente e sacche di emarginazione e di povertà, il fenomeno del volontariato è la manifestazione della crescita della sensibilità individuale e collettiva verso chi ha bisogno di aiuto morale e materiale, verso chi subisce in prima persona le contraddizioni di una società post-industriale in cui è in atto una crisi axiologica, di fede e di valori, senza precedenti. Alla crisi di valori si accompagna un diffuso squilibrio istituzionale, caratterizzato in molte realtà dalla sostanziale assenza o scarsità di interventi nel sociale. Dietro una facciata di progresso, restano pressoché intatti, se non aggravati, secolari e tremendi problemi di divisioni razziali e di emarginazione. Basta leggere i periodici rapporti della FAO, l'organizzazione dell'ONU per l'alimentazione nel mondo, per rendersi conto che quasi 1 miliardo di persone è ai limiti della sopravvivenza per assoluta carenza di cibo, assistenza, medicinali. Di fronte a tali fatti non si può eludere un fondamentale interrogativo: viviamo o vivremo per davvero in un Villaggio Globale, o questa espressione è soltanto l'ennesima mistificazione di una società alla "fin du siecle?" Quel che è certo è che, secondo le più recenti statistiche, un italiano su 15 è impegnato in attività volontarie. Dieci anni fa il rapporto era solo di 1 su 89. Si registra, dunque, una sensibile crescita dell'impegno sociale profuso da cittadini di ogni ceto e condizione, a titolo assolutamente volontario e gratuito. Il nostro interesse precipuo si orienta proprio verso questi cittadini. Chi sono? Altruisti o zeloti? Ovvero, il volontario è un altruista o agisce in vista di un riconoscimento? Coleman, professore di Sociologia all'Università di Chicago, sostiene che, se le nostre azioni procurano beneficio a qualcun altro, costui è spinto a manifestare il proprio riconoscimento attraverso l'approvazione sociale. Di conseguenza, gli sforzi di qualcuno possono soddisfare direttamente i suoi interessi (anche se non sufficienti a superare i costi dell'azione) ed ottenere il riconoscimento degli altri per aver allo stesso tempo soddisfatto anche i loro interessi. In alcuni casi la combinazione di questi due benefici è superiore ai costi dell'attività del singolo: questa è la razionalità degli Zeloti. E' pur vera un'altra considerazione: spesso chi offre il suo aiuto agli altri non si questiona, non si chiede il perché, sente semplicemente di dover fare qualcosa. Spesso le nostre biografie personali influenzano fortemente le nostre scelte operative. Difatti, partendo dalla più ovvia delle domande (perché si fa volontariato?), vediamo il dipanarsi di un percorso interiore non lineare, ma comunque ricco di stimoli e di attenzione alle cose a noi più vicine o che più di altre hanno segnato la nostra vita. L'impegno del volontario è un impegno personale e, come tale, coinvolge tutta la persona, con i suoi limiti e difetti, ma anche con i suoi sogni ed aspirazioni.
Fonte: Il Portico
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