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Cronaca

Atrani: immobili comunali ad affitti irrisori, ex sindaco condannato a risarcimento

Inserito da (ilvescovado), mercoledì 5 aprile 2017 14:29:15

«Numerose unità immobiliari venissero date in locazione a canoni irrisori o cimunque notevolmente inferiori a quelli di mercato». È questa l'accusa della Procura generale della Corte dei Conti che ha portato alla condanna al risarcimento del danno dell'ex sindaco di Atrani, Nicola Carrano, dell'ex assessore al Bilancio e al Patrimonio, Emiddio Proto, e dell'allora responsabile dell'Ufficio tecnico, Pasquale De Santis. I tre, secondo i giudici della Sezione Giurisdizionale della Campania, dovranno pagare 25mila euro ciascuno, oltre alle spese di giustizia. Esclusa, invece, la responsabilità degli altri consiglieri ed amministratori, pure tirati in ballo della Procura generale che aveva quantificato il danno in 396mila euro. A darne notizia il quotidiano La Città di Salerno oggi in edicola, con articolo a firma di Tommaso Siani.

La denuncia dell'opposizione. L'inchiesta della magistratura contabile poi sfociata nella citazione in giudizio del giugno del 2014, era stata attivata da un articolato esposto presentato dall'opposizione consiliare che aveva chiesto a più riprese all'Amministrazione di mettere mano al riordino del patrimonio del Comune. Le indagini affidate alla Guardia di Finanza (indagini estremamente complesse e complicate, vista anche la carenza di documentazione in possesso degli uffici amministrativi dell'Ente), si sono concentrate sul quinquennio dal 2008 al 2012: la Procura regionale ha così individuato una serie di immobili - sei ad uso abitativo e due di tipo commerciale - «che risultavano essere stati dati in locazione - o comunque essere stati oggetto di tacita proroga per diversi lustri - a canoni notevolmente inferiori a quelli di mercato». Dopo avere censurato «la mancata tempestiva disdetta dei rapporti in essere - che nella quasi totalità dei casi si erano rinnovati tacitamente tra il dicembre 2007 e il dicembre 2008 - il danno da mancata entrata è stato quantificato in 98mila euro per gli alloggi ad uso abitativo e in complessivi 67mila euro per i due locali ad uso commerciale». La restante parte del danno contestato, invece, riguardava 19 immobili che - secondo le intenzioni dell'Ente - avrebbero dovuto essere destinati ad esigenze di edilizia abitativa agevolata». La Procura generale, invece, «ha evidenziato come in almeno cinque casi non vi fosse prova che la locazione degli immobili fosse in effetti destinata a soddisfare tali necessità», mentre nel restante numero di casi ha evidenziato «come - al di là della necessità di ricorrere a procedure concorsuali di assegnazione - l'Ente territoriale avesse totalmente omesso di compiere le doverose periodiche verifiche circa il possesso dei stringenti requisiti di legge richiesti per occupare tali alloggi, verifiche rese ancor più necessarie dal fatto che in alcuni casi questi alloggi risultavano occupati da persone diverse rispetto agli originari assegnatari, oramai deceduti da tempo». Da qui le contestazioni per «grave negligenza» nei confronti degli amministratori in carica dal 2004 al 2009 (in particolare per il ruolo del sindaco, dell'assessore al patrimonio e del direttore dell'ufficio tecnico), salvo estendere in alcuni specifici casi la responsabilità anche agli amministratori - ed in particolare, per quanto riguarda i consiglieri comunali, a quelli di maggioranza - in carica nel quinquennio antecedente e in quello successivo a quello principalmente preso a riferimento».

La sentenza e le responsabilità. Alla fine sulla graticola sono rimasti solo l'ex sindaco Carrano (per il suo predecessore, Eugenio Pio Amodeo, è stata dichiarata l'estinzione del processo per la sopravvenuta morte dell'ex primo cittadino), con l'ex assessore Proto e l'ex capo dell'Ufficio tecnico De Santis. A soccorrere i citati in giudizio la circostanza che gran parte del peso accusatorio è risultato prescritto. Per il resto la Corte ha ritenuto sussistente il danno erariale, in quanto la mala gestio del patrimonio immobiliare, «costituisce senza dubbio una grave violazione degli obblighi di servizio incombenti sugli organi comunali», visto che già dalla metà degli anni Novanta, «era emersa l'esigenza - peraltro figlia del principio di buona amministrazione (art. 97 Cost.) - di valorizzare il patrimonio immobiliare dei Comuni facendo ricorso ai prezzi di mercato». Del resto «la disciplina nazionale e regionale in materia di edilizia residenziale pubblica imponeva in ogni caso che il riconoscimento di canoni locativi agevolati fosse condizionato a rigorose verifiche e controlli - non surrogabili con la scienza diretta degli amministratori - circa la sussistenza e il permanere di particolari condizioni personali e patrimoniali dei beneficiari». «Evidenti gravi violazioni» che per i giudici «vanno ascritte in primo luogo alla responsabilità del sindaco Nicola Carrano, atteso che secondo una condivisa giurisprudenza contabile la posizione di vertice rivestita dal sindaco, specie in un piccolo centro, impone un obbligo generale di conoscenza sulle questioni più rilevanti con conseguente responsabilità del medesimo per aver assunto un comportamento persistentemente inerte», e quindi all'assessore al Bilancio e al patrimonio Emiddio Proto, e al responsabile dell'Ufficio tecnico comunale Pasquale De Santis. Alla fine i giudici hanno fissato il danno in 200mila euro, «da cui comunque occorre detrarre una quota del 25% - 50mila euro - in ragione degli apporti causali riferibili ai vari Segretari Comunali pro tempore non citati in giudizio, ma che, ad avviso del Collegio, hanno posto in essere condotte causalmente rilevanti ai fini della produzione del pregiudizio economico venendo meno agli obblighi di vigilanza sul corretto funzionamento degli uffici». Ai 150mila euro sono stati poi detratti altri 75mila euro perché le disfunzioni riscontrate, «risalenti senz'altro ad epoche ed amministrazioni precedenti, non possono certamente essere attribuite in via esclusiva ai tre convenuti

ritenuti responsabili del danno». Alla fine i giudici (presidente Michael Sciascia, relatore Robert Schulmers von Pernwerth, primo referendario Gaia Palmieri) hanno quantificato il danno erariale in complessivi 75mila euro.

Fonte: la Città

Fonte: Il Vescovado

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