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Cronaca

Maxi operazione antimafia tra Catania e Messina: colpiti i clan Cappello-Cintorino

Blitz contro la mafia in Sicilia: 39 arresti per narcotraffico, estorsione e associazione mafiosa

Operazione congiunta delle Direzioni Distrettuali Antimafia di Catania e Messina: oltre 260 tra Carabinieri e Finanzieri hanno eseguito misure cautelari contro membri del clan Cappello-Cintorino. Sequestrati ingenti quantitativi di droga e documentati episodi di estorsione e intimidazione

Inserito da (Admin), domenica 16 marzo 2025 18:54:05

Messina - Catania | Un duro colpo alla criminalità organizzata è stato inferto oggi dalle Direzioni Distrettuali Antimafia di Catania e Messina, che hanno coordinato una maxi operazione contro il clan mafioso Cappello-Cintorino. L'operazione, condotta dai Carabinieri del Comando Provinciale di Messina e dalla Guardia di Finanza di Catania e Messina, ha portato all’arresto di 39 persone, accusate a vario titolo di associazione mafiosa, narcotraffico, estorsione, rapina e accesso indebito a dispositivi di comunicazione per detenuti.

Le indagini, avviate nel 2020, hanno delineato un quadro dettagliato delle attività criminali nella fascia territoriale tra le due province siciliane, evidenziando il radicamento del clan Cappello a Catania e l’operatività della sua articolazione locale, il clan Cintorino, nei territori di Calatabiano, Giardini Naxos e Taormina. Secondo gli inquirenti, il gruppo mafioso si sarebbe imposto attraverso la tradizionale forza di intimidazione, gestendo un vasto giro di traffico di stupefacenti e una rete capillare di estorsioni a danno di imprenditori del settore edile, turistico e dei trasporti.

L’operazione ha visto l’impiego di oltre 260 uomini delle forze dell’ordine, con il supporto di unità specializzate, tra cui lo Squadrone Eliportato Cacciatori "Sicilia", i Nuclei Cinofili, il 12° Nucleo Elicotteri di Catania e le unità aeronavali della Guardia di Finanza.

Il controllo del territorio e il narcotraffico

Secondo gli investigatori, il clan Cintorino avrebbe mantenuto il controllo del traffico di droga nella zona, garantendo un mercato a "ciclo continuo" per la vendita di cocaina, hashish e marijuana. La gestione sarebbe stata affidata a una rete di affiliati che si occupavano del trasporto, confezionamento e distribuzione delle sostanze stupefacenti.

Le attività investigative hanno portato al sequestro di oltre 13 kg di cocaina, 55 kg di hashish e 72 kg di marijuana, tra cui 71,5 kg della variante "Skunk" trovati nascosti nel cimitero di Giarre, una delle basi logistiche del gruppo criminale. È emerso inoltre che gli indagati utilizzavano un linguaggio in codice per le loro operazioni, facendo riferimento al narcotraffico attraverso termini legati all’allevamento di cani o a nomi di bevande.

L'estorsione e il controllo economico

Le indagini hanno inoltre documentato una fitta rete di estorsioni nei confronti di commercianti e imprenditori, i quali venivano costretti a versare somme di denaro per poter lavorare senza ritorsioni. Il clan avrebbe imposto il proprio controllo su attività economiche legate al turismo nella zona di Taormina, con richieste di denaro agli operatori delle escursioni via mare nell’area dell’Isola Bella.

Per intimidire le vittime, sarebbero stati utilizzati metodi violenti, tra cui pestaggi e danneggiamenti, fino all’invio di messaggi minatori come bottiglie incendiarie lasciate davanti alle attività commerciali.

L'infiltrazione nella politica

Un altro elemento emerso dalle intercettazioni riguarda il presunto tentativo di influenzare la politica locale. Uno degli arrestati, Riccardo Pedicone, ritenuto referente del clan Cappello nella zona ionica, si sarebbe adoperato per sostenere la campagna elettorale di un candidato all’Assemblea Regionale Siciliana nel 2022. Sebbene non siano emerse prove sufficienti per configurare il reato di scambio elettorale politico-mafioso, gli inquirenti ritengono che l’episodio confermi il peso della criminalità organizzata nel condizionamento della vita pubblica.

Un'operazione senza precedenti

L’indagine rappresenta uno dei più rilevanti colpi inferti alla mafia etnea e messinese negli ultimi anni. Gli arrestati dovranno ora rispondere alle accuse in sede giudiziaria, con la precisazione che, come sottolineato dalla Procura, il procedimento è ancora in fase preliminare e i soggetti coinvolti sono da considerarsi innocenti fino a sentenza definitiva.

L’inchiesta proseguirà con ulteriori approfondimenti, mentre i giudici valuteranno nei prossimi giorni la posizione di altri 13 indagati per i quali si stanno esaminando misure cautelari.

Fonte: Positano Notizie

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