Tu sei qui: CronacaCava de' Tirreni e l'Abbazia Benedettina "sbarcano" in Argentina
Inserito da (admin), mercoledì 5 marzo 2014 00:00:00
Mancava una settimana al Santo Natale. Di rientro da un lungo e turbolento viaggio che mi aveva a dir poco terrorizzata, precisamente da Buenos Aires, piuttosto provata attendevo impaziente la consegna del bagaglio all’Aeroporto di Fiumicino. Credo che sul mio volto ci fosse disegnata l’espressione della paura, perché mi avvicina un uomo, apre la sua mano per mostrarmi una foto e mi dice: «Credo proprio che sia stato il mio amico a proteggerci...». La foto ritraeva Papa Francesco in un gesto di carezza all’uomo che mi stava parlando. È così che ho conosciuto German De Carolis, notaio, filosofo e scrittore di Buenos Aires, amico di Papa Francesco ed oggi onorata di poter dire anche amico mio!
Ed in questa lunga attesa, tra una chiacchiera e l’altra, mi racconta che è in Italia perché sta scrivendo un libro e che, per questo motivo, il viaggio prevedeva più tappe. Tra queste, oltre a Roma, dove avrebbe incontrato il suo “amico”, aveva programmato di visitare Cava de’ Tirreni e la sua famosa Abbazia. Stupita da questa incredibile coincidenza, mi sono offerta di fargli da guida. Ha trascorso due giorni nella nostra cittadina metelliana e... il resto lo lascio leggere a voi! Sì, perché è rimasto tanto impressionato dalla bellezza e dalla storia cavese che ha deciso di dedicargli un articolo e pubblicarlo sul quotidiano argentino “El Litoral”. Ed io, a mia volta, ho deciso di condividerlo con tutti voi, perché è sempre un orgoglio raccogliere riscontri così positivi, soprattutto quando arrivano da così lontano, da «…quasi la fine del mondo», come esclamò Papa Francesco il giorno in cui divenne Papa. Ecco l’articolo di German De Carolis pubblicato su “El Litoral” (clicca qui).
Nel Sud Italia una città etrusca ed un’Abbazia con incunaboli
(traduzione a cura di Marinella Santoro)
È una città millenaria la cui storia risale a quindici secoli a.C. Si chiama Cava de’ Tirreni e si trova nella provincia di Salerno lungo il mare nostrum dei Romani; è un luogo considerato come una delle porte della Costiera Amalfitana. Si tratta di un centro storico-religioso di grande importanza. Il terreno su cui sorge faceva parte dell’antica città Marcina, fondata dai Tirreni, naviganti etruschi e suoi primi abitanti.
Da molti anni, avevo sentito che in questa Regione si trovava l’Abbazia Benedettina della Santissima Trinità, fondata nel 1011 da Alferio Pappacarbone, un saggio considerato Santo dalla Chiesa e la cui storia è davvero affascinante. Sant’Alferio Pappacarbone, che vestì gli abiti benedettini nel 991, nacque a Salerno nella seconda metà del IX secolo da una famiglia nobile e sotto la dominazione Longobarda imperante dal secolo VII. Con il tempo, Alferio decise di rifugiarsi nella solitudine e nella meditazione ed insieme a due compagni fondò una piccola Congregazione in una grotta situata a 3 km dalla città di Cava de’ Tirreni. Nel corso degli anni questa comunità arrivò a contare dodici monaci riuniti sotto l’invocazione della Santissima Trinità. Dopo una vita di contemplazione, Alferio Pappacarbone morì nel 1050.
L’aspetto straordinario del caso è che, nel corso dei secoli, la piccola Abbazia fondata da Alferio si sarebbe trasformata in uno dei centri di documentazione storica più importante d’Europa. Oggi, la sua biblioteca conta più di 80.000 libri, molti dei quali incunaboli di valore inestimabile. Gli argomenti sono diversi e le discipline relative alla filosofia patristica, alla teologia, al diritto e, specialmente, alla storia sono tra le più documentate. Ma le testimonianze più rare e preziose sono circa 15.000 pergamene manoscritte che ancora nascondono i segreti ed i misteri della storia perché ancora non sono state pienamente catalogate e rivelate, nonostante si indaghi in modo metodico e costante sul loro contenuto. Tra questi tesori, si trova una Bibbia Visigota del IX secolo ed il Codex legum Longobardorum risalente agli inizi del secolo XI. Le note scritte nel corso dei secoli dai monaci ai margini delle pergamene costituiscono i famosi Annales Cavenses, di incalcolabile valore storico. Bolle papali, diplomi di Imperatori, Re e signori feudali completano questo fondo bibliografico e documentale di straordinario valore.
Personalmente, sa un po’ di strano quanto mi è accaduto, perché mi sono reso conto di questa “scoperta”, che mi ha profondamente impressionato, molti anni fa in occasione di una visita veloce che feci a Salerno, durante un viaggio in moto per il Sud Italia. Fu in questa stessa occasione che sentii parlare, per la prima volta, dell’Abbazia e della millenaria città di Cava de’ Tirreni. Successivamente, queste voci interiori tornarono a risuonare dentro di me e così ho deciso di visitarla. È stata un’esperienza straordinaria, che mi ha confermato che conoscere l’Italia richiederebbe tutta una vita. È un Paese con innumerevoli tesori archeologici, storici e artistici, molti dei quali vengono scoperti ogni tanto ed in modo casuale.
Pur non rientrando nella lista delle grandi città d’arte e storia, Salerno ha la sua. Sono arrivato da Roma con un treno ad alta velocità ed in un giorno tipicamente invernale, con pioggia e molto freddo. Mi aspettava un’amica italiana, che mi ha guidato durante il mio soggiorno nella cittadina metelliana. Il centro storico, che occupa una buona parte della città, è pedonale e una volta entrati dalla porta principale si attraversa un portale nel tempo. I negozi illuminati sotto gli antichi portici e la gente che scorre passeggiando… non sono in grado di diluire l’atmosfera antica che domina la scena. Abbiamo passeggiato sotto una fredda pioggerellina che non è riuscita a svegliarmi dall’ipnosi indotta dalla storia.
Dopo un paio di giorni sono tornato a Roma commosso da quel viaggio nel passato. Sono le 10 del mattino del 9 gennaio e squilla il mio telefono. Papa Francesco mi dice buongiorno. L’esperienza non potrebbe essere più memorabile.
Fonte: Il Portico
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