Tu sei qui: CronacaCava de' Tirreni, la famiglia Manzo: «Quando e se arriverà giustizia per Arianna sarà già troppo tardi»
Inserito da (redazioneip), mercoledì 5 maggio 2021 09:39:30
Non c'è pace per la famiglia di Arianna Manzo, la giovane di Cava de' Tirreni diventata tetraplegica, sorda ed ipovedente a causa di un errore medico.
Dopo aver atteso invano l'aiuto del presidente Vincenzo De Luca, i genitori di Arianna, Eugenio Manzo e Matilde Memoli, insieme all'avvocato Mario Cicchetti, hanno presentato un'istanza di sollecito alla Corte di Appello di Salerno per per ottenere un legittimo risarcimento così da poter continuare a sostenere le cure di Arianna, senza mai farle mancare l'affetto e il sostegno necessari. Al risarcimento di 3 milioni di euro che l'Ospedale Cardarelli è stato condannato a versare con sentenza esecutiva, ha fatto seguito una richiesta di sospensione dei pagamenti.
«Se e quando arriverà giustizia, per Arianna sarà oramai troppo tardi- scrive Mario Manzo, fratello di Arianna, in un messaggio affidato ai social - Perché Arianna è una ragazza oramai, costretta a vivere una esistenza difficile, affetta da gravi patologie neurologiche e motorie, dopo avere trascorso un periodo di ricovero prima all'ospedale di Cava de' Tirreni e poi al cardarelli di Napoli, dove fu trasportata d'urgenza quando aveva solo pochi mesi di vita. Proprio in seguito alle cure prestate dai sanitari, Arianna avrebbe subito gravi danni, accertati da una sentenza di primo grado che condannò l'Azienda Cardarelli ad un maxirisarcimento pari a tre milioni di euro».
«Condanna sospesa totalmente dalla Corte di Appello di Salerno, che accolse nello scorso anno la richiesta di sospensiva avanzata dai vertici dell'ospedale napoletano, congiuntamente alla domanda di impugnazione - continua Mario - Ora il nuovo processo si muove con i tempi e le difficoltà proprie di una vicenda processuale complessa e della giustizia italiana. L'istruttoria dibattimentale è stata totalmente riprodotta e il nuovo collegio di periti dovrà stabilire se confermare o smentire (clamorosamente) quanto appurato in primo grado, allorché fu stabilito che l'uso di un medicinale non adatto sui neonati provocò gravi danni cerebrali. Nel frattempo che la giustizia faccia il suo corso, Arianna vive la condizione di tanti disabili, ai quali lo Stato non riesce a garantire una esistenza libera e dignitosa, che le andrebbe garantita a prescindere da una sentenza».
Fonte: Il Portico
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