Tu sei qui: CronacaDelitto di Ravello, chiesto il processo per Lima
Inserito da (redazionelda), martedì 10 ottobre 2017 08:59:47
Ancora un colpo di scena nel processo per l'omicidio di Patrizia Attruia avvenuto a Ravello nel marzo del 2015, il cui cadavere rimase occultato per un paio di giorni in una cassapanca.
Giuseppe Lima, il compagno della vittima, che attualmente si trova in carcere (inizialmente aveva dichiarato di non essere in casa all'atto dell'omicidio) a settembre dello scorso stava per chiudere il procedimento con un rito abbreviato che lo vedeva indagato soltanto per occultamento di cadavere e falsa testimonianza. Oggi, a distanza di un anno, torna davanti al giudice dell'udienza preliminare ma con l'imputazione di omicidio, accusato di aver ucciso la compagna con la complicità di Vincenza Dipino, condannata in primo grado, lo scorso giugno, a 23 anni di carcere.
Il ribaltamento del caso in Corte d'Assise grazie alla strenua difesa degli avvocati Marcello Giani e Stefania Forlani, legali della Dipino che con le loro deduzioni, sostenute da perizie inconfutabili capaci di scardinare le prime tesi, hanno fornito preziosi elementi tanto che lo scorso gennaio il pubblico ministero Cristina Giusti ha chiesto e ottenuto, per il cinquantenne di Ravello, la custodia in carcere con l'ipotesi di concorso in omicidio.
Già, perché dalla sentenza dello scorso giugno emergono elementi secondo cui proprio Lima avrebbe potuto inflitto alla vittima il colpo mortale (si ipotizza un pugno alla gola) al culmine di un'aggressione a cui anche la Dipino avrebbe assistito o partecipato, dopo che questi ultimi erano stati sorpresi in atteggiamenti intimi dalla vittima al rientro in casa.
Tra il Lima e la Dipino si ipotizzava una relazione in un regime di promiscuità che secondo i giudici sarebbe venuta ad originarsi in un contesto di degrado economico e sociale, per il quale la sentenza parla di «disperazioni individuali». Lima, tratteggiato in sentenza come irascibile e violento, comparirà oggi davanti al gup Maria Zambrano e sceglierà se affrontare il rito abbreviato o affrontare il processo.
Fonte: Il Vescovado
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