Tu sei qui: CronacaFondarono rivista online nel 1994: sul web...quando non c'era il web
Inserito da (admin), sabato 7 dicembre 2013 19:58:20
Se Google nacque in un garage nel 1997, in Italia in quel di Casale California, frazione di Castelfranco Emilia, sei giovani pionieri del web ebbero la brillante idea di fondare una rivista online. Proprio su quel web dove le storie circolano, rimbalzano, emozionano chi le legge talvolta per puro caso.
Correva l'anno 1994: Silvio Berlusconi, con qualche capello in meno e tanta credibilità in più, vinceva a sorpresa le elezioni politiche; Ayrton Senna si schiantava fatalmente alla curva del Tamburello di Imola; Roberto Baggio tirava in tribuna quel maledetto calcio di rigore nel caldo torrido di Pasadena.
All'epoca internet era davvero per pochi, immaginare tutto quanto accade oggi era da film di fantascienza.
Nome della rivista, ancora esistente, è Kult Underground. I fondatori Marco Giorgini e Massimo Borri a cui si unirono Federico Malavasi, Fabrizio Guicciardi, Gianluca Meassi e Thomas Serafini, tutti con un'età vicina o di poco superiore ai 20 anni. Probabilmente etichettati dagli amici come gli "smanettoni del computer", debuttarono ben prima di molti altri siti famosi, anticipando di tantissimo tempo quella ragnatela di blog, giornali, aggregatori, forum e social network che avrebbe letteralmente invaso la rete di lì a poco.
La tecnologia usata è oggi finita nei musei: floppy disk portati a mano ai primi lettori si affiancavano alla diffusione online alquanto scarsa, visto l'esiguo numero di persone che si collegavano abitualmente.
«Quello che avete davanti è probabilmente il primo esperimento di Magazine Informatico Underground italiano. Non è certamente la prima rivista su computer, ma è sicuramente unica nel suo genere, sia come contenuti, sia come livello qualitativo e tecnico. Non è un periodico che tratta di Bit, Chip, o altre cose di questo tipo. O meglio, non solo». Queste le parole di Marco Giorgini nel primo editoriale dell'ottobre 1994 con cui presentava il progetto. «Non c'è neppure bisogno di consultare statistiche - continuava il nostro pioniere del web - per verificare come il numero di personal computer, presenti sul territorio nazionale, sia in continuo aumento, e come l'interesse delle persone per canali di comunicazione, come BBS e Internet, stia rapidamente trasformandosi in una sorta di necessità per rimanere al passo coi tempi».
Il fenomeno, mai visto prima, spopolò nel territorio modenese: radio, giornali e televisioni si occuparono dell'iniziativa con interviste e approfondimenti. Chissà come era divertente e complicato, allora assai più di oggi, spiegare ai meno giovani cosa fossero internet e l'informazione diramata in ogni angolo del mondo: con ogni probabilità non erano in grado nemmeno loro di pensare cosa sarebbe potuto accadere in seguito. «Forse tra non molto i posteri parleranno di Modena come della capitale telematica d'Italia» si spingeva a scrivere Il Resto del Carlino l'8 gennaio 1995.
Purtroppo per quei ragazzi il futuro non sorrise come al Mark Zuckerberg di turno. Di "California" la piccola frazione di Castelfranco Emilia ha solo il nome, la Silicon Valley è dall'altra parte del mondo: lì probabilmente un'idea del genere avrebbe potuto riscontrare maggiore successo. Tuttavia con i "se" e con i "ma" nessuno ha mai scritto la storia, se per "storia" si intende quella dei vincenti e non anche quella dei più fini sognatori.
Fonte: Il Portico
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