Tu sei qui: CronacaGrande vetrina per la ceramica cavese
Inserito da (admin), lunedì 16 maggio 2011 00:00:00
Nei giorni di venerdì 13 e sabato 14 maggio, Corso Umberto I di Cava de’Tirreni, nell’ampio tratto privo dei portici sito tra i numeri civici 252 e 262, ovvero prima della ristrutturanda Chiesa di San Rocco e San Sebastiano, Rettoria della Concattedrale di Sant’Adjutore, ben sei ceramisti cavesi, rispondendo alla “chiamata” dell’Assessore alle Attività Produttive, il dott. Mario Pannullo, ed a quella del Consigliere delegato al Millennio, Avv. Marco Senatore, hanno allestito distinti stand espositivi, messi a disposizione dall’Ente Montecastello, con loro vere e proprie opere d’arte.
«Forme e colori ceramici dalle svariate tonalità, retaggio di una viva tradizione di stile, che conferisce alla Città di Cava de’Tirreni la stima nazionale nel settore ceramico - ha dichiarato l’Assessore Pannullo - Il settore ceramico cavese è paragonabile ad una Ferrari che non può più restare ferma nel box di rimessaggio». Di pari orientamento anche l’Avv. Marco Senatore, al quale vanno riconosciute tutte le iniziative che ha posto in essere, sin dall’era del Sindaco Gravagnuolo, per valorizzare le potenzialità dei ceramisti della “Piccola Svizzera”, rimembrando ai contemporanei le numerose “faienzere” presenti nel Borgo porticato della “Bologna del sud”.
Alla due giorni dedicata alla ceramica cittadina hanno dato il magistrale e cortese apporto i ceramisti: “Solimene Art Ceramiche” di Via Giuseppe Pellegrino; “Annarè ceramica de’Tirreni dal 2002, di Vitale Anna” di Via Michele Baldi in Sant’Anna; “Koak di Massimo Abate” di Breccelle in Sant’Anna; “Ceramiche Artistiche Nuove Creazioni di Katiuscia Coppola” di San Martino; “Ceramiche Artistiche Carmine Sorrentino”; “Ceramica Artistica Salvatore Falcone” di Sant’Antuono di Sant’Arcangelo.
La signora Katiuscia Coppola, anche a nome dei “colleghi”, ha sottolineato che «per la produzione artigianale delle ceramiche garantiamo materiali atossici e questo è oltremodo importante, soprattutto per gli oggetti che conterranno alimenti. Gli articoli ceramici di provenienza non italiana non sappiamo con quali sostanze sono stati trattati. Se la clientela vuole sottoporre piatti e quant’altro ad una salubre verifica, faccia la “prova del 9”, ovvero strofini gli oggetti con uno strofinaccio imbevuto d’aceto e, se quanto dipinto dovesse stingersi, farebbe bene a non utilizzarli ed interessare, senza indugio, gli Organi di Polizia».
Piatti da tavola tondi, quadrati, ovali e da pesce, coppette, brocche, boccali, caraffe, anfore, stoviglie, quadri piccoli e grandi con sopra raffigurati gli angoli più suggestivi di Cava de’Tirreni hanno calamitato la curiosità di numerosissimi acquirenti, talvolta ignari che tanto “ben di Dio” fosse prodotto proprio dai loro diretti interlocutori, nei laboratori siti, per la gran parte, nelle frazioni collinari metelliane.
«Un’arte plurisecolare che si tramanda di padre in figlio e che la Città di Cava de’Tirreni non deve mai disperdere», così ha concluso l’Assessore Pannullo.
Livio Trapanese
Fonte: Il Portico
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