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Cronaca

'Il caffè dei miracoli', ultimo libro di Franco Di Mare ispirato alla dimensione Ravello

Inserito da Emiliano Amato (Redazione), domenica 26 aprile 2015 16:36:09

Si chiama Bauci l'immaginario borgo della Costiera Amalfitana in cui è ambientato l'ultimo romanzo del giornalista Rai Franco Di Mare. E proprio come la città invisibile di Italo Calvino se ne sta lassù, arroccata, un po' distaccata anche se spesse volte si ritrova al centro del mondo (delle polemiche), con le sue storie, i suoi personaggi, i suoi paradossi, talvolta incomprensibili. Proprio come accade a Ravello, il paese a cui realmente si è ispirato il conduttore di Uno Mattina per "Il Caffè dei miracoli" (edito da Rizzoli), la sua nuova irresistibile storia d'amore e sentimento che segue il successo di "Non chiedere perché" che ha ispirato la fiction Rai "L'angelo di Sarajevo". Sufficientemente lontano dai fasti modaioli dei locali e delle spiagge di Amalfi ma abbastanza accogliente per divenire d'estate un luogo chic, cosmopolita, pieno di turisti e artisti internazionali, d'inverno Bauci ritorna piccolo centro arroccato sul margine della collina, sprazzato dai venti che scendono dai monti Lattari, isolato, lontano da tutti e da tutto.

La storia, gli scenari, sono palesemente riferiti alla realtà della Città della musica: la statua di un famoso artista colombiano che turba la quotidianità del placido borgo diventato località alla moda grazie a un festival artistico. È sempre intorno a loro, le fimmine, che si agita il mare delle passioni. E il mare, quando tira malo tempo, in un niente può volgere a tempesta. Ma vale lo stesso se la donna in questione è una statua di marmo, un opulento nudo di Botero il cui sedere da due tonnellate guarda malauguratamente in direzione di una chiesa? Quando don Enzo, il parroco, vede l'opera al centro della piazza va su tutte le furie: come si può concepire tale oscenità, peraltro a pochi giorni dalla visita del vescovo? Ma toglierla non si può. Spostarla neppure. Cosa fare, dunque? Il che getta nello scompiglio ma anche Carmelina, la non più giovane fruttivendola, sorpresa nel riconoscersi nella statua. Il sindaco Rocco Casillo, deciso a ignorare le altrui rimostranze in difesa dell'arte (ovvero della politica e degli affari), ne inventerà una più del diavolo per mettere d'accordo tutti. Strane dicerie e fatti inspiegabili si susseguono fin quando, ai piedi dell'imponente chiattona, compare un fagotto con dentro una neonata. La pietra dello scandalo è servita...

«Il primo ad accorgersi che qualcosa non andava fu Venanzio, lo spazzino - anche se lui preferiva la definizione di operatore ecologico, che diciamo la verità, sembrerà pure esagerata però è una maniera per non mortificare il lavoro di un povero cristo costretto a raccogliere monnezza per portare un pezzo di pane a casa. Alle sei del mattino, con la piazza deserta e il portone della chiesa ancora chiuso, quel...coso lì in mezzo sembrava addirittura più maestoso di quanto non fosse in realtà. Venanzio se lo trovò di fronte appena girato l'angolo. Peserà un paio di tonnellate, a occhio e croce» (....). «Lui si limitava a osservare che quel donnone di marmo, il fianco adagiato su un basamento che sembrava un baldacchino, aveva il culo più grosso che avesse mai visto in vita sua. E quell'esagerazione, quell'immenso mazzo nudo, era - che dio abbia misericordia! - proprio verso la chiesa».

«Sembrava che da un momento all'altro si fosse rivoltato il mondo: statue parlanti, bambini parlanti, strane riunioni notturne, fatture e incantesimi...chi ci capiva niente?».

«Buongiorno, sindaco. Buongiorno, professò. Che vi posso portare?» chiese solerte Michele, invitando con gli occhi il cameriere a lasciare a lui l'incombenza dell'ordinazione: il riguardo, da quelle parti. Si misurava anche così, dalla liturgia dei saluti e dalla cerimonia gesti. Com'era accaduto - tanto per citare un caso - alle penultime amministrative, quando entrambi i comitati elettorali avevano eletto la loro sede ufficiosa proprio ai tavolini di Arturo. Quasi superfluo dirlo: "Il Campanile" da una parte, "Insieme per Bauci" dall'altra. La sera delle elezioni, a pochi minuti dalla chiusura delle urne, michele aveva fatto lo slalom tra quei tavolini per andare a prendere l'ordinazione dello sfidate prima di quella del sindaco. In quel momento era diventato chiaro a tutti che Bauci aveva cambiato colore. Così andavano le cose da quelle parti. Chi sapeva guardare era il primo a capire. «Portami un caffè freddo senza granita, Michè» disse Casillo. A me l stessa cosa» si accodò l'assessore Ferrigno, più per evitare lungaggini che per convinzione.

Di Mare ha trascorso un paio di settimane della scorsa estate ai tavolini del bar San Domingo proprio per conoscere da vicino la dimensione Ravello e poter toccare con mano ciò che il sociologo Domenico De Masi gli aveva raccontato.

Il Caffè dei Miracoli sembra già un classico, Franco Di Mare dirige un coro formidabile di furbizie e rivalità, di voltafaccia e colpi di genio. E tocca il cuore del lettore da vicino, strappando sorrisi e lacrime. Bauci non esiste nella realtà eppure, come Ravello, potrebbe trovarsi in qualunque parte d'Italia; i suoi abitanti siamo noi, così ingegnosi nel complicarci la vita ma così tenaci nel tirarci fuori dai guai. Il libro è dedicato alla moglie dell'autore Alessandra «Il mio amore». Torna dopo tre anni un autore capace di vendere coi tre precedenti romanzi oltre 100.000 copie. Di Mare, ha ricevuto numerosi premi, fra cui due Oscar della televisione per i suoi reportage dal fronte. Raccogliendo alcuni ricordi dalle zone calde del pianeta, ha costruito uno spettacolo teatrale che è poi diventato un libro molto apprezzato: ‘Il cecchino e la bambina', ‘Non chiedere perché' è stato finalista al premio Bancarella, e il Paradiso dei Diavoli, tutti pubblicati da Rizzoli e disponibili in Bur.

Fonte: Ravello Notizie

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