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Il filo rosso della droga tra Salerno e Napoli

Inserito da Il Mattino (admin), lunedì 24 settembre 2001 00:00:00

Erano incontri segreti quelli che il baby boss Gianni Squillace (nella foto in alto) fissava con trentenni cavesi per acquistare l'hashish destinata ai suoi fedeli spacciatori. Le rivelazioni di uno dei testi chiave aprono una nuova pista sul caso della setta degli orrori: una piramide controllava il traffico di droga in città. La chiave, seguita dagli uomini della direzione distrettuale antimafia, porterebbe ad un'organizzazione ramificata e legata con un filo doppio ad altri volti noti dello spaccio. Al momento non ci sono nomi, ma una frase, riportata nei verbali degli interrogatori, farebbe riferimento ad altri ragazzi con cui Squillace fissava degli appuntamenti segreti per acquistare i quantitativi di hashish da ripartire tra i suoi affiliati. Nessun nome, ma vaghi identikit di poco più che trentenni, ben coperti e soprattutto accorti dopo i primi blitz della polizia locale. Felice Cardamone - secondo le testimonianze alter ego di Squillace - si riforniva invece a Napoli. I collegamenti con la cupola della droga non finirebbero qui. Alcune delle lettere sequestrate, tra quelle pervenute a Squillace in carcere, provano un legame stretto con la signora della droga, Lucia Zullo (nella foto in basso), arrestata qualche mese fa come perno principale di un traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Era proprio lei la mittente di una di queste missive, in cui parlava a Gianni come ad un amico. E forse qualcosa di più: un uomo del suo ambiente. Tanto da procurargli un adeguato sostegno anche dietro le sbarre, raccomandandolo ad un altro suo amico, anche lui detenuto per fatti di droga, tal Roberto Boccalupo. Un altro anello della lunga catena. Alcuni di questi sono in carcere in attesa di processo, ma mancano ancora molti tasselli per cercare di far quadrare il cerchio. Prima dell'udienza preliminare, fissata per il prossimo 12 novembre, potrebbero essere fissati nuovi interrogatori su richiesta degli stessi imputati.

Fonte: Il Portico

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